Khatami in Italia con gli onori del governo
03 Maggio 2007
Qualcuno considera l’ayatollah Muhammad Khatami un moderato. Ma è facile essere considerati tali quando il paragone è con Mahmoud Ahmadinejad. Fatto sta che anche Khatami non si è mai fatto mancare niente in materia di antisemitismo, desideri espressi ad alta voce di distruggere Israele e odio per l’America e l’Occidente. Ciononostante, da stasera sarà in Italia su invito della Pontificia Università Gregoriana per partecipare a un incontro in Vaticano sul “Dialogo interculturale, una sfida per la pace”. Khatami tra oggi e domani vedrà il Papa. Poi Romano Prodi e Massimo D’Alema, che subito si sono aggregati alla kermesse diplomatica d’Oltretevere. Poi, a raffica, anche il presidente della Camera Fausto Bertinotti, il sindaco di Roma Walter Veltroni, il filosofo Emanuele Severino, il sindaco di Milano Letizia Moratti, il governatore della Lombardia Roberto Formigoni, l’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini e forse anche il presidente del Senato Franco Marini. Tanta festosa accoglienza per un uomo quanto meno ambiguo rispetto alla posizione oltranzista di Ahmadinejad, e che in passato esaltò gli attentati e gli attentatori suicidi, oltre ad avere finanziato apertamente gli Hezbollah ed Hamas durante la propria presidenza, è quanto meno sospetta. La valutazione andrebbe moltiplicata al cubo per le gerarchie della Chiesa che solo ieri si sentivano minacciate dal pericolo terroristico per una forse infelice battuta di un comico al concerto-comizio del primo maggio. Il ragionamento vale tanto più se si pensa che Khatami sarà in Italia nei giorni in cui a Teheran è in corso una sanguinosa repressione del dissenso degli studenti che ieri sono stati caricati dai pasdaran di Ahmadinejad nel centro di Teheran e che uno di loro è in fin di vita per questo motivo. Un altro è stato fustigato e ucciso nella pubblica piazza per consumo di alcolici. Fra l’altro, sempre ieri in Iran è stato arrestato l’ex numero due del Consiglio nazionale di sicurezza iraniano, Hossein Moussavian. L’arresto è stato confermato da un alto funzionario del potere giudiziario, che non ha fornito dettagli sulle accuse. Secondo l’agenzia stampa Fars, vi sono indizi che la cosa sia legata alla questione nucleare.
Proprio durante la presidenza del “moderato” Mohammed Khatami (1997-2005), Mousavian era il numero due del suddetto consiglio dopo Hassan Rowhani, predecessore dell’attuale negoziatore nucleare Ali Larijani. Mousavian è stato anche ambasciatore in Germania negli anni Novanta ed è ben conosciuto in Europa. Nell’agenda di Khatami, ricevuto con gli onori di un capo di stato, c’è anche una visita il 5 maggio all’Abbazia di Cassino, mentre il 6 maggio si recherà a Napoli, dove incontrerà il sindaco Rosa Russo Jervolino, prima di partire per Palermo, dove sono in programma incontri con l’arcivescovo Paolo Romeo e altre autorità civili. Il 7 maggio, sempre a Palermo, parteciperà ad una tavola rotonda sui temi della spiritualità presso la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia e l’8 maggio infine si sposterà a Milano, dove sono previsti i citati incontri con il sindaco Letizia Moratti e il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. In programma, inoltre, la partecipazione ad una tavola rotonda su temi di politica internazionale all’Università Cattolica. Forse tutti questi salamelecchi verso questo ayatollah sono fatti a fin di bene, scegliendolo come “il meno peggio” con cui dialogare oggi come oggi in Iran. Certo però che riceverlo con tutti questi onori può suscitare molte perplessità nei nostri alleati occidentali come gli Usa e Israele. Inoltre a Teheran in queste settimane è in atto un forte giro di vite repressivo che si è sostanziato nell’approvazione di nuove leggi come quella che condanna a morte chi produce e chi compra cassette pornografiche. Chissà se i volenterosi ospiti di Khatami sono informati di tutto ciò.