Kherson, la liberazione dell’Ucraina e il rischio della “guerra congelata”

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Kherson, la liberazione dell’Ucraina e il rischio della “guerra congelata”

Kherson, la liberazione dell’Ucraina e il rischio della “guerra congelata”

20 Novembre 2022

Kherson – “Anche respirare è diventato più facile,” dice Olena. “Ora è tutto diverso”. Lei fa la farmacista. Una settimana dopo la liberazione di Kherson, gli abitanti della città ricordano la paura degli ultimi otto mesi sotto l’occupazione russa e provano gioia. Sono liberi. Kherson è lo spettro di se stessa. Secondo il Kiev Indipendent, che cita la procura generale ucraina, sono almeno 700 cadaveri i cadaveri ritrovati nei territori liberati a Kherson, Kharkiv e nel Donetsk.

A Kherson la popolazione è scesa da 300mila prima della occupazione a 80mila abitanti di oggi. Ci sono mine ovunque, negozi e ristoranti chiusi, l’elettricità scarseggia insieme all’acqua. Dall’altra parte del fiume Dnepr si combatte. Ma gli occhi di Oliana brillano di felicità, mentre ricorda il giorno in cui i soldati ucraini sono entrati in città, liberandola. Kherson fu il primo grande centro urbano a cadere quasi un anno fa, all’inizio della invasione.

Lunedì scorso, il presidente Zelensky ha attraversato le strade della città. Kherson è stata una sconfitta umiliante per Putin, che non ha commentato l’accaduto, lasciando ad altri il compito di fare propaganda sulla ‘ritirata per salvare vite umane’. Per Zelensky, la liberazione di Kherson è “l’inizio della fine della guerra”. Il primo treno partito da Kiev è arrivato nella stazione di Kherson non più tardi di 48 ore fa.

Il Governo ucraino sembra ottimista sull’esito della guerra. Il viceministro della Difesa, Gavrilov, dice che entro la fine della primavera la guerra finirà. I soldati di Kiev entreranno in Crimea “entro la fine di dicembre”. Ma bisogna andarci cauti. La Russia ora cerca la tregua per riassestare la linea del fronte. La guerra “congelata”, secondo il ministro degli esteri di Kiev, Kuleba, rischia di diventare “una gigantesca bomba a orologeria pronta a esplodere in qualsiasi momento”.

Sul tavolo, c’è la possibilità dei colloqui di pace. Una “pace onesta”, come l’ha definita Zelensky, la pace dei vincitori. Le truppe russe però continuano a bombardare l’Ucraina in modo massiccio. In un paese nella regione di Kherson, ieri, i russi hanno colpito un presidio umanitario dove i volontari distribuivano pane e beni alimentari. I russi hanno effettuato altri attacchi missilistici nel Kramatorsk e nel Donetsk. La rete elettrica ucraina è allo stremo.

Zelensky può ancora contare sull’aiuto dei Paesi occidentali. Il primo ministro britannico Rishi Sunak sabato ha raggiunto Kiev e annunciato un nuovo pacchetto di aiuti da 50 milioni di sterline. La ministra della Difesa Robles ha fatto sapere che la Spagna invierà nuove armi. Ora l’Occidente non deve mollare. Né temere gli effetti di una eventuale sconfitta militare della Federazione russa.

La NATO potrebbe rafforzare la propria presenza in Europa Orientale, mentre i Paesi occidentali foriscono armi, equipaggiamenti e munizioni all’Ucraina. Kiev non entrerà nell’Alleanza ma il percorso di avvicinamento alla NATO è fondamentale per assicurare stabilità a tutta l’Europa centrorientale. La Federazione Russa ha dimostrato di non essere una democrazia. Il processo di democratizzazione iniziato con la fine dell’Unione Sovietica è fallito.

Non è chiaro cosa accadrà nei prossimi mesi, ma sarebbe sbagliato dire che il regime di Putin sta per cadere. Negli ultimi anni, gli osservatori internazionali hanno fatto più volte predizioni sulla fine di Putin. Il presidente russo, però, resta ancora al suo posto.