Kim Jong-nam, ora le due donne arrestate rischiano la pena di morte
28 Febbraio 2017
Le due donne arrestate perché coinvolte nell’uccisione di Kim Jong-nam, fratellastro del leader nordcoreano Kim Jong-un, compariranno mercoledì in tribunale per riferire sull’omicidio. Ad annunciarlo è stato il procuratore generale della Malesia che sta seguendo gli sviluppi della vicenda. Le due donne, l’indonesiana Siti Aisyah e la vietnamita Doan Thi Huong, se riconosciute colpevoli, rischiano la pena di morte.
Tuttavia, la donna indonesiana continua a sostenere di essere stata aggirata perché ingaggiata per effettuare uno scherzo per un programma televisivo nei confronti di Kim, ricevendo una somma pari a 400 ringgit, circa 85 euro.
Infatti, le autorità malesi, oltre ad avere in custodia un chimico nordcoreano, la cui detenzione preventiva scade venerdì, sono sulle tracce di altri quattro nordcoreani, accusati di aver pianificato l’aggressione e hanno chiesto di poter interrogare un diplomatico dell’ambasciata e un dipendente della compagnia aerea statale che sono stati visti con i sospetti prima di lasciare il Paese.
Intanto, i risultati dell’autopsia sul corpo di Kim hanno fugato ogni dubbio: morte per gas nervino agente Vx. “Kim Jong-nam è morto in 15-20 minuti” ha dichiarato il ministro della salute della Malaysia, Subramaniam Sathasivam. La dose di gas nervino “ha colpito il cuore, i polmoni, ha colpito tutto”, e molto rapidamente. Il ministro ha spiegato che bastano solo 10 milligrammi di Vx per essere letale, “quindi presumo che la dose” usata “fosse molto più alta” ha continuato.
Kim, subito dopo essere venuto a contatto con lo spray letale, è svenuto nella clinica dell’aeroporto ed è morto poco dopo in ambulanza, mentre veniva trasferito in ospedale. Anche una delle due killer ha mostrato sintomi da contatto con gas nervino.
A questo punto, la posizione di Pyongyang si fa sempre più difficile, dato che il Vx è già stato utilizzato in passato da sicari nordcoreani. La Corea del Sud ha già puntato il dito contro il regime di Kim Jong-un. Ma dalla Nord Corea per ora glissano e, nelle settimane scorse, hanno tentato di spostare l’attenzione sui ritardi delle indagini condotte dalla polizia malese.
Anche per questo Pyongyang ha inviato in Malesia una delegazione diplomatica di alto livello tra cui l’ex numero due all’Onu Ri Tong-il, allo scopo di risolvere il caso della restituzione del corpo di Kim Jong-nam e del rilascio del concittadino arrestato dalla polizia malese sospettato di essere coinvolto nella vicenda.