Kosovo, l’accusa di traffico d’organi scocca come un orologio svizzero

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Kosovo, l’accusa di traffico d’organi scocca come un orologio svizzero

24 Dicembre 2010

Con la precisione di un orologio svizzero si è innescato un putiferio mediatico dopo le prime elezioni legislative del Kosovo indipendente svoltesi il 12 dicembre. Il risultato delle urne ha premiato il primo ministro uscente, Hashim Thaci, che non ha però avuto tempo di gioire perché travolto dall’ondata di caos scatenato dal rapporto del Consiglio d’Europa.

Un rapporto choc del Consiglio d’Europa redatto e presentato dall’europarlamentare svizzero Dick Marty (lo stesso dei voli Cia in Europa), accusa infatti pesantemente Thaci di essere coinvolto in un traffico illegale di organi. Le accuse si riferiscono all’estate del 1999, quando, alla fine del conflitto serbo-kosovaro, molti prigionieri sarebbero stati “usati” dall’Uck (l’esercito di liberazione del Kosovo). 27 pagine di relazione che intendono dare una nuova lettura degli eventi a 10 anni di distanza, capovolgendo le posizioni tra vittime e carnefici. 27 pagine che intendono provare che c’è stata la contro-pulizia etnica degli albanesi kosovari verso i serbi del kosovo.

Pochi sanno veramente come sono andate le cose e nella fretta di scrivere i giornalisti si sono dimenticati che queste accuse non sono nuove. Anzi. Prima del rapporto di Dick Marty c’era stato quello del peruviano Jose Pablo Baraybar – che ha guidato l’Ufficio persone scomparse del protettorato ONU a Pristina (ora, Eulex) – e, dopo di lui, le affermazioni contenute nel libro “Caccia, Io e i Criminali di guerra” di Carla del Ponte, ex-procuratore capo del tribunale internazionale per i crimini di guerra.

La De Ponte, di fatto,  è stata la prima a parlare di traffico d’organi e il Tribunale penale internazionale ha già condotto un’indagine nel 2003 senza esiti a causa dell’impossibilità a proseguire le indagini. C’era infatti un problema di competenza, poichè i fatti andavano al di là del mandato del Tribunale internazionale, inoltre Eulex, la missione europea di giustizia e polizia in Kosovo, ha preso le distanze dal rapporto Marty.

Tuttavia è giunta immediata la reazione del governo kosovaro che si è detto indignato per le ‘calunnie’ contenute nel rapporto. E da Pristina hanno tenuto a precisare che i fatti in questione “sono stati oggetto di ripetute indagini da parte di istruzioni per la sicurezza locali ed internazionali ed ogni volta è stato stabilito che erano prive di fondamento”. Per Thaci è “Un documento scandaloso, una autentica calunnia, frutto di una propaganda in atto contro il Kosovo da 15 anni”. Ovviamente Marty dovrà mostrare le prove di tali accuse.

Il giorno fissato per la discussione è il 25 gennaio prossimo. L’ Ambasciatore italiano in Kosovo Micheal Giffoni ritiene che "il rapporto del Consiglio d’Europa che denuncia l’implicazione di Thaci non ha alcuna conseguenza di natura istituzionale, sarebbe opportuno che la Comunità internazionale reagisca con molta calma ed equilibrio". Inoltre, ha aggiunto, "ripropone argomenti già noti e non è frutto di una inchiesta della magistratura, pertanto è difficile tenerne conto ai fini di una implicazione diretta e personale del premier, che è stato eletto in elezioni riconosciute dalla Comunità internazionale". Giffoni ha così chiesto che le questioni sollevate "alla luce della necessità di un Kosovo stabile, siano inquadrate in maniera più ampia".

Quel che è certo, è che la relazione di Marty continua ad essere oggetto delle cronache dei media internazionali.