Kushner sotto assedio per il “Russiagate” ma al G7 di Taormina le sanzioni contro Mosca restano

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Kushner sotto assedio per il “Russiagate” ma al G7 di Taormina le sanzioni contro Mosca restano

27 Maggio 2017

Ora tocca a Jared, l’elegante Kushner, il genero di Trump che ha sposato Ivanka, la figlia del Don. Il Washington Post ha aspettato che il presidente volasse all’estero, al G7 di Taormina, per lanciare la “bomba”, come l’ha definita CNN: lo scorso dicembre, Kushner, che era ancora un privato cittadino senza la carica di consigliere agli affari esteri della Casa Bianca, avrebbe aperto un “canale riservato” con la Russia di Putin e in particolare con l’ambasciatore russo a Washington, Sergei Kislyak, incontrato alla Trump Tower. Al meeting sarebbe stato presente anche il generale Michael Flynn, dimessosi in seguito da consigliere per la sicurezza nazionale proprio per il “Russiagate”. Per incastrare Kushner, il Washington Post cita le fonti russe intercettate dai servizi americani.

Jared avrebbe incontrato, oltre all’ambasciatore, anche il banchiere russo Gorkov, a capo di una delle banche colpite dalle sanzioni contro Mosca per la guerra in Ucraina. Apparentemente il cerchio si stringe intorno agli uomini del presidente, prima Steve Bannon, dicono ridimensionato nel suo ruolo di capo stratega della Casa Bianca, che in realtà è sempre al suo posto. Ora Jared Kushner. A unirli la solita solfa sulla vicenda delle presunte ingerenze di Mosca nelle elezioni presidenziali americane dello scorso anno. Il fatto è che su queste ingerenze, si pensi alla bufala sugli hacker russi che secondo Obama avrebbero “alterato” il voto Usa, non si è mai trovata una prova concreta, ma siccome il Russiagate è l’unica arma in mano agli avversari del presidente per arrivare a un improbabile impeachment di Trump, adesso si prova a “mascariare” Jared, bollato come un “traditore” della patria per aver parlato con i russi, anche se, come conferma la FBI, sul genero del Don al momento non pendono accuse; Jared non è indagato. 

Del resto si stratta di accuse riciclate vendute come uno scoop dalla CNN ma che erano largamente circolate nei mesi scorsi. Da Taormina lo staff del presidente si trincera dietro i no comment ma un fatto è certo: nelle stesse ore in cui scatta l’assedio a Jared, escono nuove rivelazioni su come la potente NSA, l’agenzia per la sicurezza nazionale americana, avrebbe spiato per anni gli americani in modo illegale e al di fuori del dettato costituzionale. Gran parte dei “leaks” contro Trump sul Russiagate sono saltati fuori grazie a uomini della intelligence americana che invece di preservare le informazioni di cui erano in possesso le hanno fatte filtrare o passare ai giornali (ma poi ci si lamenta delle rivelazioni sulla Clinton pubblicate da WikiLeaks…). Il “backchannel”, insomma, il canale riservato aperto da Kushner con i russi, andrebbe  letto allora proprio come un tentativo messo in atto dai trumpisti per aggirare intercettazioni e fughe di notizie messe in giro dal “deep state”, lo stato profondo, cioè dalle varie agenzie di intelligence Usa che non hanno mai digerito l’ascesa al potere del Don. 

Trump voleva recuperare quelle relazioni con Mosca che dopo l’invasione della Crimea e la guerra in Ucraina erano precipitate ai tempi della Guerra Fredda, a sentire diplomatici e militari americani preoccupati dalla escalation voluta da Obama e proseguita in campagna elettorale dalla candidata democratica Hillary Clinton. Del resto l’amministrazione Obama ne sa qualcosa di “backchannel”, quelli veri, si pensi alle trattative sottotraccia portate avanti negli anni scorsi per chiudere l’accordo con l’Iran sul nucleare. Va detto inoltre che in tanti negoziati considerati impossibili da risolvere, dalla Crisi dei missili cubani alla tregua tra FARC e governo colombiano, passando dai “talk” di Oslo sul conflitto israelo-palestinese, i “canali riservati” sono stati l’unica risorsa a disposizione per evitare che quelle crisi deflagrassero in maniera peggiore. E in ogni caso, dalla bufala sugli hacker russi al nuovo teatrino mediatico sul “traditore” Kushner, qualcuno dovrebbe spiegarci esattamente quale sarebbe l’esito delle “trattative segrete” fra russi e trumpisti, visto che a Taormina la delegazione americana non ha fatto strappi sulle sanzioni contro Mosca per l’Ucraina. Le sanzioni “potranno essere revocate solo quando la Russia adempirà ai suoi impegni”, si legge nel documento del G7. 

Usa ed Europa si dicono addirittura pronti “ad assumere ulteriori misure restrittive nei confronti di Mosca”. Se questo è l’effetto dei “canali riservati” aperti da Kushner con l’ambasciatore di Mosca, il risultato a cui puntava l’allora “presidente eletto” Donald Trump non è stato raggiunto, anzi, si è complicato con la decisione della Casa Bianca di lanciare una sventagliata di missili contro l’alleato di Mosca in Siria, il regime di Bashar al Assad. Le sanzioni contro Mosca restano, ma per i giornaloni, l’FBI e le altre strutture dell’intelligence Usa, il presidente Trump continua ad essere un pupazzo che si è circondato di pupazzi nelle mani del puparo Putin. L’ennesima tessera nel mosaico ormai surreale che i nemici del presidente hanno disegnato a suon di fake news per affossare il Don prima di fine mandato o perlomeno delle elezioni di “mid-term”.