Kyenge all’attacco, “Italia ferita”

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Kyenge all’attacco, “Italia ferita”

30 Luglio 2013

Il ministro Kyenge avverte Maroni: "faccia appello ai suoi militanti, ai suoi dirigenti affinchè cessino immediatamente questi continui attacchi alla mia persona", oppure non parteciperà alla Festa della Lega di Milano Marittima. "Attacchi," prosegue il ministro, "che oltre a ferire la sottoscritta, feriscono la coscienza civile della maggioranza di questo Paese".

Dopo la "sceneggiata" di ieri a Cantù (i leghisti hanno abbandonato l’aula per protesta), se Maroni non prenderà provvedimenti, "o se da qui ai giorni che ci separano all’appuntamento di Milano Marittima, continueranno attacchi contro la mia persona di pari virulenza, mi troverò costretta a declinare l’invito" fatto dal governatore leghista del Veneto, Luca Zaia, l’unico che in questi giorni ha stigmatizzato senza se e senza ma gli attacchi contro il ministro.

E’ un cambio di strategia nella comunicazione scelta da Kyenge dopo gli insulti di Calderoli e il ribollire offensivo degli amministratori locali e della base leghista, una sterzata anticipata dall’intervista a Repubblica dei giorni scorsi.

Kyenge in queste ultime settimane ha accumulato consenso restando sulla difensiva e scegliendo il basso profilo ("La mia disponibilità al dialogo è sempre stata piena e convinta, non rifuggendo a nessun confronto, anche aspro, ma sempre nel pieno rispetto dell’altro"), ha spinto Maroni nell’angolo, amplificando la difficoltà del segretario tra l’esigenza di garantire rapporti istituzionali decenti con il ministro e i sommovimenti tellurico-belluini della base verde sul territorio.

Ora Kyenge passa al contrattacco, dopo che ieri Zaia aveva chiesto al consigliere comunale del "Dino dammi un crodino" di chiedere scusa al ministro. Il nostro suggerimento è che Maroni dica, ancora una volta, parole chiare e nette su insulti e offese al ministro. Preparando un fuoco di fila di domande spietate a Kyenge sulla sua idea di "meticciato", sulla abolizione del reato di clandestinità e lo ius soli.