L. Elettorale: Commissione approva il “Fianellum”, oggi il testo all’esame della Camera
06 Giugno 2017
di Redazione
La Commissione Affari costituzionali della Camera ha terminato ieri l’esame della legge elettorale e ha dato il mandato al relatore, Emanuele Fiano del Pd, per l’Aula che ha iniziato oggi i lavori con la discussione generale. Il voto finale, per il passaggio al Senato, è previsto entro la settimana.
La Commissione ha dunque licenziato il Fianellum, frutto dell’accordo tra Pd, Forza Italia, M5S e Lega. Il testo di legge proporzionale simil-tedesco con soglia di sbarramento al 5 per cento prende il nome dal capogruppo Pd in commissione. In base alle correzioni introdotte l’elezione di deputati e senatori avverrà per il 40% attraverso il voto in collegi uninominali, e per il resto su base proporzionale, con liste bloccate di 2-6 candidati e quote di genere pari al 40 per cento. Rispetto al testo precedente, accederà al seggio prioritariamente il vincitore del collegio uninominale rispetto al primo eletto nella lista proporzionale. Anche per il Senato, via i capolista bloccati e le pluricandidature, rimane l’indicazione da parte dei partiti del “capo della forza politica”, cioè il candidato premier.
Inoltre, la Commissione ha esteso anche al Senato la norma valida per la Camera relativa alla raccolta delle firme necessarie per potersi presentare alle elezioni: la data di riferimento è quella che era stata stabilita per l’Italicum, ovvero 1 gennaio del 2014. Quindi non dovranno raccogliere le firme tutti quei partiti che hanno un gruppo parlamentare alla Camera o al Senato a partire da quella data. Ciò significa, ad esempio, che Mdp – nato dopo la scissione dei bersaniani e di altri ex Sel dal Pd e da Sinistra italiana, a febbraio – dovrà raccoglierle in piena estate per poter partecipare alla sfida elettorale, nel caso si dovesse andare ad elezioni anticipate in autunno. “È stato fatto apposta per noi. Non vedo l’ora di mettermi in calzoncini e con il notaio andare in giro per le spiagge romagnole” ha commentato ironico Pierluigi Bersani. Stesso destino, però, potrebbe riguardare anche Civici e Innovatori, nati dalla scissione di Scelta civica. È ‘salva’ invece Alternativa popolare.
Il relatore, Emanuele Fiano, ha lasciato intendere che uno spiraglio sulla possibilità di venire incontro ai nuovi ‘piccoli’ nati dopo il fatidico 1 gennaio 2014 c’è ancora. Ma dal Pd non arriva al momento alcuna garanzia: “Verificheremo – si limita a dire Fiano – se ci sono le condizioni per un’estensione della data relativa alla raccolta delle firme”. Per il Presidente della Commissione Affari Costituzionali, Mazziotti di Celso, quello uscito dalla Commissione “alla fine il sistema è un proporzionale purissimo con la soglia del 5% che fa fuori un po’ di partiti più piccoli. È un ritorno alla Prima Repubblica più soglia del 5%. La realtà di questa legge è che non c’è in nessun sistema politico “. Sui tempi, ha osservato, “C’è l’intenzione di chiudere per andare a votare, vedremo cosa succederà al Senato. La discussione è andata bene, se fosse stata fatta in tempi normali sarebbe stato meglio”. Mentre il relatore Fiano sembra avere pochi dubbi: “Io penso che all’inizio di luglio questa legge sarà legge dello Stato”.
Per il vicesegretario Pd, Maurizio Martina: “Non è il modello migliore, non è quello da cui siamo partiti e non è quello che preferiamo ma è un punto di svolta perché sulle regole cerchiamo, in particolare con gli altri grandi partiti e le altri grande rappresentanze in Parlamento, di trovare un punto di equilibrio avanzato”.
D’accordo anche Fi: “La legge è conforme alla nostra proposta: tanti voti, tanti seggi. Penso – afferma Francesco Paolo Sisto – ci si possa ritenere soddisfatti e penso si possa ritenere soddisfatto anche il presidente Mattarella perché ci sono i quattro partiti politici più grandi che votano la legge”.
Contraria invece la sinistra di Mdp, “Se non ci saranno dei correttivi, e noi ripresenteremo gli emendamenti su voto disgiunto e preferenze in Aula, non potremo votare questa legge”, afferma Alfredo D’Attorre. “Oggi si è prodotto un altro strappo secondo noi sbagliato: per la prima volta vengono disegnati i collegi senza delegare il Governo. Questo aspetto è a forte rischio incostituzionalità”. Posizione condivisa anche da Alfano: “A questo momento la legge elettorale è incostituzionale. I collegi sono disegnati su dati di censimenti precedenti. Occorre ridisegnare i collegi elettorali”.
Una posizione non condivisa dal M5S, che nel blog di Beppe Grillo ha tuonato soprattutto contro i bersaniani, con un post dal titolo “MDP: Manenimeno Delle Poltrone”. “MDP, il nuovo partito dei cambia casacca, – scrive Grillo – gli ex piddini (D’Attorre, Bersani, D’Alema, Speranza ecc) che hanno votato tutte le porcate renziane (jobs act incluso), ha una paura fottuta di andare alle elezioni e sta facendo di tutto per sabotare la legge elettorale e impedire agli italiani di esprimersi democraticamente con una legge finalmente costituzionale”.
A incalzare il M5S invece è Fratelli d’Italia: “A Di Maio dico da ora che Fratelli d’Italia voterà tutti gli emendamenti di qualunque gruppo per dare la possibilità ai cittadini di scegliersi i propri eletti con le preferenze. Se verranno introdotte le preferenze voteremo si alla legge elettorale, in caso contrario non ci macchieremo della colpa di aver imposto agli italiani le liste bloccate e un Parlamento di nominati. Il Movimento 5 Stelle farà lo stesso o confermerà comunque l’inciucio con Renzi e il tradimento dei propri impegni con i cittadini?” chiede il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.
Un’alleanza, quella tra il MS e il Pd che al momento sembra “granitica”, per usare un’espressione del Presidente della commissione Affari costituzionali, che su i Cinquestelle e il Pd ha osservato: “In Commissione è stato come vedere un’alleanza granitica. E’ chiaro che appena sarà fatta la legge grideranno all’inciucio di Renzi con Berlusconi”.
Anche Enrico Zanetti, di Scelta Civica, su Facebook scrive: “Votato ora il mandato al relatore sulla legge elettorale (noi contrari) con l’On.le Danilo Toninelli poco distante che osserva compiaciuto: è la prima volta che il 5 Stelle vota un mandato al relatore. Ebbravi: la sintesi di questi cinque anni è che i 5 Stelle non fanno compromessi su nulla, tranne che sulle loro poltrone. Ale'”.
Nel merito della legge, il leader di Ala, Denis Verdini, appena uscito da una riunione con i parlamentari di Camera e Senato del suo gruppo, afferma: “Lo sbarramento al 5% mi sta bene. Alla fine è un essere o non essere, è la caratteristica del sistema tedesco che premia le identità”.
Per Matteo Salvini, alla Camera “Partoriscano quello che vogliono. Io continuo a preferire il maggioritario. Hanno scelto così, non presenteremo emendamenti, non faremo casino, non faremo barricate: vadano avanti, l’importante è che si voti, io sono pronto a votare anche a ferragosto”. E sul futuro del centrodestra dice che bisogna “chiarire tre cose: immigrazione, tasse, sicurezza”. “Ma la priorità – ha concluso – è mandare a casa Renzi, Boschi e ci aggiungo Alfano”.