La bagarre sulla giustizia seppellisce la grande coalizione e preoccupa Monti
17 Maggio 2012
Ogni giorno ha la sua pena. Specie di questi tempi. Monti cerca conferme sul sostegno della maggioranza, la maggioranza cerca da Monti conferme sulla crescita, mugugna sulle troppe tasse, guarda al 2013 quasi come una ‘liberazione’ dall’esecutivo dei tecnici. Il clima politico è molto teso. E la bagarre sul ddl anti-corruzione alla Camera ne è la riprova. Governo a rischio?
Gli scenari si accavallano nei due schieramenti, ipotesi, congetture, tatticismi. In realtà, siamo ai titoli. Contorni e contenuti ancora poco chiari, sia nel centrodestra che nel centrosinistra. Col ‘centro’ di Casini che ha perso per strada il suo ‘ago della bilancia’. Il sì incondizionato a Monti non basta da solo e il premier lo sa e sa anche che la lealtà di Alfano e Bersani non è più a scatola chiusa. E’ come se i partiti volessero recuperare quel deficit di ruolo e di proposta che nei sondaggi e alle urne premia le estreme e con esse il fenomeno Grillo. Seppure nella confusione attuale sugli scenari futuri, un fatto appare certo: da un lato, ora che i vertici di ABC sono archiviati il Prof. dovrà puntare su singoli mandati pieni; dall’altro Pdl, Pd e ciò che resta del terzo polo viaggiano sempre di più a latitudini diverse.
Ok, nessuno (almeno per ora) ha alcuna intenzione di staccare la spina al governo Monti, ma questo non significa puntare i piedi sui provvedimenti quando c’è da farlo. Del resto tutti i partiti hanno bisogno di recuperare quello scarto di credibilità che la politica sconta ai tempi della crisi e sulle misure draconiane per uscirne. Ma rispetto a qualche mese fa, il clima e lo spirito collaborativo, quello del lavoriamo insieme a provvedimenti condivisi mettendo da parte interessi (politici) di parte, sembra un refrain ormai demodè.
I segnali sono sul tappeto: dal braccio di ferro Pdl-Pd sulla giustizia, allo stand by sulla legge elettorale che ieri sera a Porta a Porta Alfano ha ribadito voler modificare insieme alle riforme costituzionali e al dossier sul finanziamento dei partiti. Tema quest’ultimo messo in frezeer dopo averlo tanto sbandierato come uno degli antidoti all’antipolitica dilagante. Il testo di Abc verrà ripreso dopo i ballottaggi e forse per colmare il ritardo e con esso le critiche dell’opinione pubblica, il segretario del Pdl coglie la palla al balzo per annunciare una data: giovedì’ passerà. Cosa? Dimezzamento dei finanziamenti, dimezzamento della tranche in riscossione a giugno, rafforzamento delle contribuzioni da parte dei privati. Se così sarà, i tecnici della Camera hanno stimato in un risparmio di 11 milioni di euro. Le massime cariche istituzionali si sono spese molto affinchè si arrivasse a una rapida approvazione in parlamento. E al netto di tutto, comunque, non c’è altro tempo da perdere.
Ad alimentare le fibrillazioni nella maggioranza c’è poi il capitolo commissioni bancarie con il Pdl sugli scudi e la richiesta – questa sì bipartisan – di politiche più efficaci sulla crescita. Ne parlerà Bersani con Monti nel pranzo calendarizzato dopo i ballottaggi e dopo quelli con Berlusconi-Alfano e Casini.
E’ sul ddl anticorruzione che si raggiunge il picco più alto di scontro dentro la maggioranza. Anzi, dal voto in commissione su un emendamento del Pd esce un’altra maggioranza: democrat, appunto, Idv e Fli, con Udc e Lega astenuti. In Commissione passa la proposta del partito di Bersani che inasprisce e di molto rispetto alla versione originaria, le pene per il reato di corruzione per ‘atto contrario al dovere d’ufficio’. Il Pdl non vuole fare passi indietro rispetto al testo in discussione, quello firmato un anno fa dall’allora Guardasigilli (lo stesso Alfano) e ripreso dal successore Paola Severino.
A Via dell’Umiltà leggono la mossa dei piddini come una forzatura rispetto al testo uscito dal Senato e sospettano fortemente di due cose: dell’idea dei democrat di provocare il famoso incidente per mettere in crisi l’esecutivo e dello zampino dei centristi che si sarebbero ‘prestati’ al gioco di Di Pietro per affossare il testo Alfano. E’ lo stesso segretario a Porta a Porta ad confermare il sospetto con una domanda retorica con la quale stigmatizza l’atteggiamento degli uomini di Bersani “vogliono per caso far cadere il governo?”.
Fatto sta che lo sconto in Commissione inasprisce i toni e i termini del confronto parlamentare innestando su di esso una nuova querelle politica: con Bersani che conferma che il testo rivisto passerà alla Camera senza se e ma, con Alfano che ribadisce la posizione del partito favorevole al testo in discussione, ma minaccia di proseguire l’ostruzionismo per evitare trabocchetti di coloro che “ora fanno i fenomeni, gli eroi”. In mezzo il ministro Severino a mediare (ma con scarso effetto) e due riunioni di maggioranza saltate per ‘proteste in corso’. Come finirà? La discussione in Aula è calendarizzata per il 28. In mezzo ci sono i ballottaggi e gli scenari che dopo le urne amministrative si delineeranno per riaprire quelle politiche. Con novità – forse – sia a destra che a sinistra.