La bancarotta di Solyndra è la perfetta parabola dei fallimenti di Obama

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La bancarotta di Solyndra è la perfetta parabola dei fallimenti di Obama

04 Ottobre 2011

Se si vuole capire come quelli di sinistra intendono la relazione tra individuo e Stato, bisogna spendersi in una comparazione tra le loro reazioni allo scandalo Solyndra e le loro dichiarazioni sulla riforma della Social Security statunitense.

All’inizio di Settembre, Solyndra, un’industria produttrice di pannelli solari che ha ricevuto 535 milioni di dollari in prestiti federali garantiti e che era il simbolo dell’iniziativa dei ‘green jobs’ di Barack Obama, ha dichiarato bancarotta e i suoi uffici sono stati presi d’assalto dall’FBI.  

Il fallimento di una compagnia come Solyndra che Obama aveva descritto come “un vero motore di crescita economica”, ha suscitato un coro di domande ‘sull’opportunità’ di sperperare soldi dei contribuenti in operazioni di questo genere. Al coro di critiche, gli obamiani hanno risposto affermando che fallire è un effetto collaterale del progresso.

“La ragione per cui industrie innovative e alle prime armi hanno bisogno di questo genere di aiuti sta proprio nel fatto che esse possono essere allo stesso tempo ad alto rischio e ad alta remunerazione”, ha dichiarato Jay Carney, il press secretary della Casa Bianca. Quest’ultimo ha fatto inoltre notare che “quel che è successo è che un investimento non ha funzionato”.

Lo scorso 14 Settembre, alcuni membri dell’amministrazione Obama, convocati a comparire di fronte all’Energy and Commerce Committee (la Commissione Energia e Commercio, ndr.) della Camera dei Rappresentanti – la quale sta conducendo delle indagini sul caso Solyndra – hanno affermato la stessa cosa.

“Il sostegno a tecnologie innovative porta in dote dei rischi intrinseci”, ha affermato sotto testimonianza Jonathan Silver, executive director of the Department of Energy’s loan guarantee program (direttore esecutivo del programma prestiti del Dipartimento dell’Energia statunitense, ndr.).

Anche Jeffrey Zients, director of the White House Office of Management and Budget (vice-direttore dell’Ufficio Gestione e Budget della Casa Bianca, ndr.), ha sposato questa linea. “Penso che sia inerente al sostegno di tecnologie innovative che vi siano dei rischi tecnologici o di mercato in alcune situazioni,”, ha affermato Zients.

E nonostante ciò, nel 2005, quando da senatore Obama combatteva gli sforzi del Presidente Bush per una riforma del programma federale della Social Security, l’allora senatore dell’Illinois offrì una prospettiva diametralmente opposta sul concetto di rischio.

“Parte di quel che il presidente chiama ‘la società della proprietà’ è in realtà una società nella quale non c’è alcun paracadute sociale e ognuno è per proprio conto, in pieno controllo dei rischi e dei guadagni in un mercato libero”, speigò Obama durante un suo intervento al National Press Club. “C’è una bel po’ di gente che la pensa così. Io personalmente penso che sia sbagliato”.

Durante la campagna del 2008, Obama affermò che la riforma della Social Security così come la voleva Bush “avrebbe messo a repentaglio i piani pensionistici di milioni di americani costretti a giocare nel grande casinò dei mercati azionari”.

In realtà, la proposta di Bush non si riprometteva di scommettere alla roulette con i soldi dei contribuenti. Tutt’altro. Dava ai lavoratori più giovani l’opzione di piazzare una porzione dei propri contributi su conti personali e di investire quei soldi o in fondi di investimento o in titoli azionari scelti liberamente.

Se con lo sguardo si va oltre le distorsioni di Obama, i suoi commenti assumono un significato nuovo, soprattutto se li si considera sulla scia dello scandalo di Solyndra, offrendo una buona spiegazione di quel che il presidente statunitense e i suoi amici di sinistra considerano ‘rischio appropriato’.

Obama pensa che sia giusto che lo Stato rischi soldi dei contribuenti in avventure industriali che egli ritiene meritevoli di investimento. Allo stesso tempo, però, si sente oltraggiato se a dei giovani americani si consente di avere più controllo sull’allocazione dei propri risparmi pensionistici.

Questa è la diretta conseguenza di quella credenza molto diffusa a sinistra in base alla quale un’autorità centrale gestita da esperti spenda i soldi in modo intelligente (nel caso di Solyndra, ‘accendendo con i cavi’ il settore delle energie alternative), mentre gli individui agirebbero irresponsabilmente se lasciati a prendersi cura di sè (nel caso della riforma della Social Security i progressisti pensavano che le persone avrebbero finito col perdere tutto quel che avevano sui propri conti personali).

L’esperienza ci dice una cosa molto diversa. Alla pari di molte iniziative statali fallimentari, Solyndra è il solito caso in cui dei ‘geni’ mossi dall’ideologia si sono messi a elargire soldi pubblici a compagnie molto ben connesse politicamente malgrado vi fossero ovunque campanelli d’allarme che indicavano che quel genere di modello di business fosse fallimentare. E la Social Security è nonostante tutto praticamente insolvente benché esperti dello Stato federale abbiano aumentato le ritenute pensionistiche sulle buste paga che vanno a finanziare un programma federale che era iniziato con un volume di spesa 20 inferiore a quello che è oggi.

Oltre a riconoscere queste ovvie realtà, una società libera dovrebbe essere in grado di riconoscere che esiste una bella differenza tra degli individui che rischiano i propri soldi e dei burocrati di Stato che giocano a fare i capitalisti di ventura con i soldi dei contribuenti.

Philip Klein è senior editorial writer per il Washington Examiner.

Tratto da The Washington Examiner

Traduzione di Edoardo Ferrazzani