La Baronessa Ashton piange i morti di Tolosa ma pensa a Gaza
20 Marzo 2012
Deve essere un insopprimibile riflesso condizionato, tipo il saluto nazista del dottor Stranamore, quello che colpisce le elites burocratico-politiche europee. Non possono ammettere che si pianga una vittima ebrea senza che il loro pensiero voli a Gaza, dove sembra sia in corso una strage infinita di innocenti a fare pari e patta.
Persino quando la tragedia è terribile e insensata come la strage nella scuola ebraica di Tolosa, dove tre bambini hanno perso la vita assieme al loro insegnante per mano di un killer nutrito di odio anti-antisemita. Persino in un caso come questo, così dolorosamente assoluto e folle, così tragicamente connesso al ribollire si sentimenti anti ebrei e anti israeliani tipici dell’Europa di questi anni, persino in un caso come questo, il pensiero della ministra degli Esteri europea, Catherine Ashton, è volato a Gaza, in cerca di una sorte paragonabile tra i bambini palestinesi.
Parlando in un convegno sulla gioventù palestinese a Bruxelles, la baronessa Ashton (la stessa che qualche giorno fa aveva definito i marò italiani detenuti in India, "guardie private") ha fatto cenno alla strage di Tolosa e subito dopo si è sentita in dovere di ricordare i bambini "che perdono la vita a Gaza", ovviamente per mano degli israeliani.
Deve trattatarsi di una malattia dell’anima, di uno strano avvelenamento del sangue di certi europei, se nel momento della massima costernazione e del più acido dolore per quella tragedia nel cuore dell’Europa contro persone con l’unica colpa di essere ebrei, ci si mette a pensare a Gaza, quasi a cercare conforto e giustificazione nel paragone, nel contrappasso, nel pareggio.
Il portavoce della Ashton ha subito smentito tenatazioni di questo genere nelle parole della baronessa, e noi siamo intenzionati a credergli. Ma a maggior ragione quel riflesso condizionato, inconsulto, che non passerebbe al vaglio di un secondo di lucida valutazione, andrebbe scandagliato, compreso e rimosso.
Perchè non si può far finta che non esista, non si possono incolpare i giornali che "fraintendono" o le parole fuggite via. Bisogna invece incolpare se stessi e quella pericolosa inclinazione della ragione che fa sempre scivolare le cose nello stesso modo: verso un buco nero dove non si capisce più nulla, nè di Tolosa, nè di Gaza nè tanto meno di un’Europa in cui vengono ancora uccisi gli ebrei.