La Calabria delle case editrici non è mai stata in cerca d’autore
08 Febbraio 2009
Soveria Mannelli è un paesino ai piedi della Sila, provincia di Catanzaro, al confine con quella di Cosenza. Da qui, trent’anni fa, è partita l’avventura di Rosario Rubbettino, morto nel 2000, che cominciando come tipografo e stampatore ha creato un impero di carta trasformandosi in editore a tutto tondo. Con una sua cifra ben individuabile, con originali scelte che hanno posizionato il marchio fra le aziende del settore più vibranti ed eclettiche del meridione. Un editore che ha avuto non solo il merito di scandagliare culture europee nelle quali, un po’ per sciatteria un po’ per ostracismo, altri gruppi non si addentravano. Si pensi alla “Biblioteca Austriaca” (con la quale l’Italia ha conosciuto pensatori liberali in economia e nelle scienze sociali come Ludwig von Mises e Friedrich A. von Hayek) o alla “Danubiana”, sull’Ungheria. Filosofia, storia, estetica, religione, letteratura… campi del sapere di cui Rubbettino si è nutrita sin dall’inizio. Affondando anche il bisturi su argomenti scottanti come Cosa Nostra: l’esordio nel 1987 con “La mafia durante il fascismo”, dello storico inglese Christopher Duggan (l’anno scorso ripubblicato da Laterza) diede lo spunto a Leonardo Sciascia, quando lo recensì, di avviare la famosa polemica sui “Professionisti dell’antimafia”.
Insomma, una crescita culturale e aziendale che si può misurare libro dopo libro, idea dopo idea, passo dopo passo. Fino ad arrivare a oggi, con centinaia di titoli all’attivo, cinquanta collane (c’è posto anche per la tradizione culinaria calabra, ad esempio), cento dipendenti (età media 35 anni), trecento titoli l’anno, ciascuno dei quali vende mediamente duemila copie. Nell´ultimo anno, il più grande successo è stato La regina, l´alchimista e il cardinale di Gervaso. E sempre per restare al 2008 ha mietuto consensi Gioacchino Criaco, autore del noir Anime Nere, sul mondo della ‘ndrangheta. “Fare impresa culturale in Calabria costituisce una sfida che noi abbiamo vinto – spiegano dagli uffici di Soveria Mannelli -. Abbiamo dimostrato con gli anni come si può fare impresa ed editoria di cultura, partendo da un territorio svantaggiato e competendo alla pari”.
Da Catanzaro a Reggio Calabria. Per dare conto di una casa editrice che affonda le radici nel 1890, anno in cui il canonico Agostino Laruffa fondava a Polistena la Tipografia Editrice Cristoforo Colombo. Ottanta anni dopo, Domenico Laruffa fonda a Reggio Calabria l’omonima casa editrice. Laruffa, all’inizio, mirò soprattutto a valorizzare gli autori locali e la cultura di una regione ancora poco conosciuta. Ed infatti negli anni ’80 è il filone regionale quello in cui si concentra il maggior numero di pubblicazioni: saggi, racconti, monografie, guide turistiche, in cui si fa luce sulla storia e sulle tradizioni calabresi. Il fiore all’occhiello della Laruffa Editore sono le pubblicazioni, molte di pregio, sulla Calabria: saggi, guide turistiche, libri fotografici, collane scientifiche. Lo spettro di interessi si è poi allargato al diritto, alle scienze sociali, alla medicina . Sempre a Reggio, in onore all’eretico Tommaso Campanella (nacque a Stilo) una casa editrice ha mutuato il suo nome dall’opera fondamentale del frate domenicano processato dall’inquisizione, Città del Sole. Pubblica storia, poesia, letteratura. Ma anche inchieste giornalistiche nella collana “Lettera trentadue”, saggi sul risorgimento ne “I tempi della storia”, i quaderni di “Cinemasessanta” e una curiosa serie di spigolature suggestivamente, chiamata “La bottega dell’inutile”.
giancarlo.macaluso@libero.it