La Camera dice no all’arresto di Cosentino
12 Gennaio 2012
di redazione
L’Aula di Montecitorio si è espressa contro la richiesta d’arresto presentata dalla Procura di Napoli nei confronti del deputato Pdl ed ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino, accusato di essere il referente politico del clan camorristico dei casalesi. Sono stati 309 i voti contrari e 298 quelli a favore, espressi con votazione a scrutinio segreto.
Non sono mancati, in Aula, i momenti di tensione, soprattutto tra i deputati della Lega, che ha optato per la libertà di coscienza dopo che in Giunta per le Autorizzazioni la posizione ufficiale del Carroccio era stata, invece, quella di autorizzare l’arresto di Cosentino, con la motivazione che non vi fosse "fumus persecutionis" nei suoi confronti. Alla votazione non ha partecipato il leader della Lega, Umberto Bossi, mentre l’ex ministro dell’Interno, Roberto Maroni, si è espresso a favore della richiesta di arresto. "Io – spiega Maroni uscendo da Montecitorio – ho mantenuto la posizione favorevole. Non ho condiviso la posizione della libertà di voto, ma l’ho accettata perché era la posizione espressa nel gruppo e non c’è nessun disaccordo con Bossi", conclude riferendosi alle divisioni emerse all’interno del partito negli ultimi giorni.
Contro la richiesta d’arresto si sono schierati, invece, tutti e sei i deputati radicali, che già in Giunta per le Autorizzazioni si erano espressi per il no. Ventidue in totale i deputati che non hanno partecipato al voto, quattro quelli che, a quanto si legge sul tabulato dell’Aula, erano in missione e diciotto gli assenti.
Soddisfatto dell’esito del voto il Pdl – che anche questa volta ha sostenuto la linea garantista – e Silvio Berlusconi, che definisce quello della Camera "un voto di giustizia". "Ero convinto – dice l’ex premier – che questa sarebbe stata la decisione del Parlamento che non poteva rinunciare alla tutela di se stesso". Per Berlusconi si è trattato di una "decisione giusta, in linea con la Costituzione", tanto più che "il processo continuerà regolarmente e senza intoppi e il parlamentare lo affronterà da uomo libero come è giusto che sia".
Cosentino ha ringraziato il Parlamento – ma non la Lega – per la decisione presa e ha commentato così con i giornalisti: "Finora abbiamo sentito solo la posizione dell’accusa, ma io non ho ancora trovato un luogo in cui potermi difendere. Lo farò in tribunale – dice – e se dovessi essere condannato, anche solo in primo grado, scomparirò dalla politica". E conclude: "Mi difenderò in tribunale da accuse infamanti che mi hanno danneggiato non solo personalmente ma anche nel mio ruolo politico". Quanto alla sua intenzione, espressa già nella giornata di ieri, di dimettersi da coordinatore regionale del Pdl, Cosentino conferma ma dice di volersi confrontare prima con i vertici del partito in Campania e con quelli nazionali.
Per il deputato casertano si è trattato della seconda richiesta d’arresto rigettata dalla Camera. La prima risale al 10 dicembre del 2009, quando con una maggioranza più ampia di 360 no e 226 sì venne respinta l’esecuzione della misura cautelare disposta nei suoi confronti dai magistrati napoletani, nell’ambito di una precedente inchiesta in cui Cosentino era indagato per concorso esterno in associazione camorristica.