La campagna del Times contro l’Italia continua grazie a Repubblica

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La campagna del Times contro l’Italia continua grazie a Repubblica

16 Giugno 2009

Luigi Albertini, il grande direttore del Corriere ammiratore del Times, resterebbe di sasso a vedere pubblicati sul giornale londinese di venerdì 12 giugno,  tre articoli diversi di Richard Owen. Il primo, da Perugia, sulla deposizione di Amanda Knox sull’interrogatorio a cui è seguito l’arresto, il secondo,  sulla visita di Gheddafi a Roma, il terzo sulla lettera di Veronica Lario al Corriere.

I lettori del Times in Gran Bretagna  sono pochi, raffinati e poco disposti a credere che nello stesso giorno Richard Owen possa essere stato a Perugia per il processo, a Roma a seguire  la visita di Gheddafi e  anche a Milano per la lettera di Veronica. Può darsi che Rupert Murdoch, il proprietario del Times, sia arrabbiato con Berlusconi per l’aumento dell’Iva a Sky, ma nuocerebbe assai alla sua immagine un giornale come il Times, ridotto a pubblicare la traduzione di articoli di Repubblica.

Il lettore del Times è colto, viaggia, sa un po’ d’italiano,  legge  i siti online dei giornali italiani e gli occorre poco ad accorgersi  che Owen copia Repubblica. Soprattutto perché Repubblica offre al lettore inglese le English version degli articoli su Berlusconi. In qualche salotto londinese si parla addirittura di un machiavellico plot italiano per comprare il Times, ma si sa gli inglesi vedono complotti dappertutto.

Qualche brit non ha digerito l’accordo Fiat-Chrysler, né quello Opel-Magna: in entrambi i casi, gli inglesi sono stati lasciati a terra, ma la crisi dell’economia brit (pensiamo solo alla crisi una banca antica gloriosa come la Barclays) è tanto forte che il labour al governo è crollato alle europee, mentre il Pdl ha tenuto e ha vinto le amministrative. Gi articoli di Owen sono tradotti quasi letteralmente da Repubblica, a volte male, come quando sbagliò a tradurre Signore ( God) con Berlusconi, il Times dovette scusarsi e tutto ciò costituisce per il giornale londinese una grave perdita di prestigio.

Il direttore James Harding deve essersi accorto che Richard Owen non ha il dono dell’ubiquità, il pericolo della perdita di credibilità del Times  e per questo ha messo John Follain a coprire il processo di Perugia, aggravando forse i problemi del Times. John Follain non si è fatto un gran nome come cronista nei media internazionali col suo libro City of secret: the truth behind the murders at the Vatican. Il libro di Follain è un’inchiesta sulla morte nel 1988 del capo delle guardie svizzere pontificie, Alois Estermann, di sua moglie e del vice caporale Tornay. I cadaveri furono trovati tutti nell’appartamento di Estermann e l’inchiesta condotta dallo Stato del Vaticano concluse che a Tornay, indisciplinato, malato, drogato era stato  comunicata l’espulsione dalle guardie svizzere e per questo, disperato, avrebbe ucciso gli Estermann e si sarebbe poi suicidato. Su queste morti si è scritto di tutto (perfino che Estermann fosse una spia della Stasi), ma a nessuno è mai venuto in mente come a Follain di mettere su un fumettone dove il vice caporale uccide il capo delle guardie svizzere perché travolto da passione gay. La trasmissione Enigma, condotta da Corrado Augias, non certo di centrodestra, né cattolico, ha mostrato lo scorso venerdì come la tesi di Follain sia la più romanzesca: Tornay era pieno di ragazze a Roma.

La qualità professionali dei corrispondenti del Times in Italia, dovrebbe preoccupare Murdoch: Repubblica è il giornale dell’opposizione ed è pronta ad accusare il governo di qualsiasi cosa, perché la sinistra italiana, come quella inglese, è alla frutta. Anche l’insistenza di Repubblica su un deterioramento dei rapporti tra il governo italiano e quello degli Stati Uniti è piuttosto fantasiosa. Certamente, Berlusconi non ha con Obama il rapporto che aveva con Bush, i due non si conoscono ancora molto, ma  Obama ha rifiutato anche la cena  all’Eliseo, quando è andato in Francia per il D-Day: si è parlato di freddezza con Sarkozy, ma Sarkò il giorno dopo ha vinto le elezioni. Obama ha visitato due volte la Germania, ma per visite simboliche e non ha mai approfittato del soggiorno per colloqui con Angela Merkel. Obama non è un presidente “europeo” come Bush, anche se ha bisogno dell’Europa. Il capo del governo italiano, in buoni rapporti con Israele e con Gheddafi, sarà senz’altro un partner da ascoltare con attenzione nella Sala Ovale. Soprattutto dopo la vittoria di Ahmadinejad in Iran e le immediate congratulazioni del presidente del Pakistan, Zardari, finanziato generosamente da inglesi e americani.