La campagna elettorale del Cav. dovrebbe iniziare (subito) a Napoli
27 Febbraio 2008
La campagna elettorale di Berlusconi non è ancora iniziata,
ma quando partirà (e sarebbe ora) ci piacerebbe fosse a Napoli. Vorremmo vedere
Berlusconi comiziare tra le colline di rifiuti che assediano quella città, così
come Veltroni si scelse le dolci colline di Spello per la sua “premiere”.
Ci sembra il giusto
contrappunto al timbro sognante e un po’ ipocrita che l’ex sindaco di Roma ha
imposto alla sua campagna elettorale. Sarebbe bello e facile governare l’Italia
che Veltroni si è scelto come quinta: un placido declivio verdeggiante, ulivi
argentei appena scossi dal vento, un piccolo gruzzolo di case armoniosamente
sparse sullo sfondo, e intorno neppure un’anima, solo voci festanti fuori campo. Walter sarebbe il perfetto leader di un’Italia così. Un’Italia
che non esiste più neppure nelle cartoline.
Berlusconi invece dovrebbe parlare all’Italia che c’è e che
grida ogni giorno vendetta al cielo, che freme di rabbia per la rapina di risorse
e dignità a cui ogni giorno è sottoposta. Napoli è l’epicentro di quell’Italia
e il disastro dei rifiuti è l’immagine più veritiera di ciò che il meglio del
centro-sinistra ha saputo fare in dieci anni di governo. Bassolino e Iervolino
sono la fedele rappresentazione della genesi del Pd: l’apparato comunista
ripulito e rimodernato dalla frequentazione del potere che sposa il solidarismo
parassitario e clientelare della peggiore Dc. Il tutto condito con una
spolverata di snobismo intellettuale in nome del rinascimento partenopeo.
Quel disastro amministrativo, politico e civile è invece lo
scenario perfetto per una campagna elettorale non buonista e non collusiva del
Pdl. La crisi dei rifiuti ha fatto da sfondo alla crisi del governo Prodi: più
la sua maggioranza vacillava in Parlamento, più la monnezza si ammassava per le
strade di Napoli; più lui si dibatteva in un’impossibile resistenza, più i
roghi velenosi illuminavano la città. E quando alla fine Prodi è caduto, sulla
stampa internazionale, il suo volto triste era impresso nelle stesse pagine
dove campeggiavano i cumuli di spazzatura italiana.
Veltroni ha parlato di tutto in questi primi giorni di
solitaria e quasi incontrastata campagna elettorale; ha detto che votando lui
non si cambia il governo ma si cambia l’Italia; ha promesso cose impromettibili%0D
e fatto giuramenti senza crederci. Ma su
Napoli neppure un cenno, Napoli è come altrove, fuori dalla portata del sogno veltroniano. Laggiù la “nuova stagione”
non s’azzarda, perché sarebbe divorata
dalla vecchia.
Dicono che Veltroni stia facendo carte false per saltare la tappa napoletana nella
sua frenetica mille miglia elettorale. Non gli ci vuole uno spin doctor per
capire che mettere la sua faccia tra quelle di Rosa e Antonio è l’ultima cosa
da fare prima di perdere.
Berlusconi dovrebbe partire da lì, nel luogo dove il suo avversario non può raggiungerlo.
Dovrebbe andare a Napoli a testimoniare che quel fallimento è un fallimento nazionale
frutto dell’incapacità di decidere, dei veti ideologici, della voracità degli
apparati, dell’illegalità, della timidezza dello Stato, delle soluzioni imbelli
e centraliste, della paura del mercato, delle rendite e delle caste. Perché è solo
cambiando tutto questo che si cambia l’Italia, non facendosi carezzare i
capelli dal vento e intrecciando collane di sorrisi.
La crisi dei rifiuti a Napoli è una ferita aperta che
infetta tutto il paese. Veltroni preferisce girarsi dall’altra parte;
Berlusconi ci metta mano con decisione: dia nomi e cognomi alle responsabilità, ci
metta idee e soldi, carisma e capacità di leadership, indichi strade dritte verso una soluzione, proponga
un patto tra cittadini, istituzioni, imprenditori per un progetto di rinascita,
mandi a casa Bassolino e la Iervolino come ha fatto con Prodi. L’Italia non si
rialza se non si rialza Napoli, se quello scandalo a cielo aperto non viene
sanato. E’ da qui che deve partite una campagna elettorale fatta di verità e
non di sogni. E’ da qui che si batte Veltroni.