La Carlucci molla il Cav. per troppo amore e per il bel Pierferdi
07 Novembre 2011
di redazione
La frase canonica con la quale una molla l’altro è: ti lascio perché ti voglio troppo bene. Finisce così nel modo più banale possibile l’idillio tra l’onorevole Gabriella Carlucci, alias tacco dodici e tailleur d’ordinanza due taglie sotto, capello biondissimo e fluente col coiffeur sempre a portata di spazzola, e il suo mentore. Era il 1994 quando Gabriella Carlucci dopo i fasti televisivi di Portobello (1983) che la lanciarono nell’orbita dei lustrini e delle paillettes e quelli di Azzurro, Festivalbar, Cantagiro e Festival di Sanremo, zampettando tra la Rai e Mediaset, venne folgorata sulla via (politica) di Silvio Berlusconi. Da due giorni è stata rapita, stregata dal bel Pierferdi.
Da allora fu amore (sempre politico) a prima vista e la punto tale che la soubrette rinnegò telecamere e abiti di scena per camminare sui tappeti rossi della politica. In parlamento dal 2001 ad oggi e sempre sotto l’ala potrettrice del Silvio nazionale, la Carlucci di strada ne ha fatta. In Aula può vantare un pedigree di tutto rispetto: secondo la rilevazione di Openpolis.it ha al proprio attivo il 93 per cento di presenze. Non c’è che dire rispetto ai colleghi maschi un po’ più inclini al vizietto assenteista.
Negli annali di Montecitorio verrà ricordata per il progetto di legge per tutelare la legalità nell’immenso mondo internettiano, mentre in quello cultural-mediatico si segnalano il premio “Minaccia da una vita” (dedicato alla protezione dei minori sulla Rete) nell’ambito del Big Brother Award (edizione italiana 2009) e del premio ‘Bocca Stivale’ per la frase “E’ arrivato il momento di combattere ed eliminare l’anonimato su Internet”. In tutti questi anni l’idillio col Cav. è stato granitico, a prova di fedeltà assoluta. Un marchio Doc rivendicato con onore, una stelletta appuntata sul tailleur d’ordinanza della quale andare fierissima.
Nessun segno di cedimento, mai, neppure nell’annus horribilis del divorzio tra il Cav. e Fini, quando manipoli di deputati facevano la spola tra Pdl e Fli. Niente, Gabriella Carlucci al suo posto di combattente berlusconiana. Una soldatessa coraggiosa che con un colpo di capelli al vento faceva ben comprendere da che parte stava. Poi il vento della navigazione a vista deve avere scompigliato la sua folta chioma. Da quest’estate ha interrotto i contatti con il premier – come lei stessa ha dichiarato – e si è incamminata su un’altra rotta. In silenzio, evidentemente perché il suo addio al Pdl comunicato domenica sera urbi et orbi dalle agenzie e rilanciato sui tg dell’ora di cena, ha lasciato molti italiani col cucchiaio della minestra in sospeso tra il piatto e la bocca. Ma come? Anche la Carlucci ha tradito? E giù commenti al fiele.
L’ex soubrette con la passione per la politica e la poltrona di primo cittadino a Margherita di Savoia conquistata grazie anche al cammellamento della coalizione di centrodestra che l’ha sostenuta, al Cav. ha preferito Pierferdi. Ma giura che a Berlusconi vuole sempre ‘molto bene’. Il bel Casini col capello pepe e sale che punta a Palazzo Chigi o forse al Quirinale, o a una leadership di chissà quale coalizione che finora ha mancato, le deve essere sembrato più convincente, più rassicurante di un Berlusconi combattente, assediato da amici e nemici.
La nobile causa è ‘il passo indietro’ che la Carlucci aggiungendosi al coro dell’Antoniano (con tutto il rispetto per l’Antoniano) degli scontenti pidiellini e dei contenti centristi che gufano per prendersi a saldo ciò che resterà del Pdl dopo il Cav., va ripetendo in queste ore. Meglio un governo Schifani o Letta, argomenta, ma pure Monti non è poi così male. Chi offre di più? Frase storica del Portobello che fu. In bocca al lupo alla Carlucci. E a Casini.