La casa a Montecarlo. Fini spieghi o lasci
01 Agosto 2010
La casa di Montecarlo dove oggi vive Giancarlo Tulliani, cognato di Gianfranco Fini, è valutata dalle principali agenzie immobiliari del principato di Monaco 3milioni di euro. Fino al 2008 è stata di Alleanza nazionale che l’aveva ricevuta in donazione testamentaria nel 1999 dalla contessa Anna Maria Colleoni. Quell’anno è stata venduta. Il bilancio di Alleanza Nazionale ne fa un rapido cenno nella nota integrativa per spiegare un provento straordinario di 67.445 euro: “inerisce la dismissione di un residuo cespite immobiliare del lascito Colleoni”. Che si tratti dell’alloggio a Montecarlo è evidente per due ragioni. La prima viene degli stessi bilanci di An.
Quello dell’anno precedente, relativo al rendiconto finanziario che si è chiuso al 31 dicembre 2007, citava indirettamente l’appartamento fra le immobilizzazioni materiali spiegando che nell’eredità Colleoni esisteva un “fabbricato (appartamento) ubicato in altra Nazione” e sostenendo che era stato iscritto “al valore di mercato fornito da stimatore del luogo di ubicazione, comprendendo in ogni caso tutti gli oneri accessori di diretta imputazione”. C’è da dubitarne però perché in bilancio di An figuravano terreni e fabbricati per un totale di 1.169.504 euro in tutto, ed esistevano ancora della sola eredità Colleoni terreni e fabbricati fra Roma e provincia di una certa importanza. Difficile che una perizia di mercato nel 2007 potesse stimare così poco un appartamento che oggi viene valutato intorno ai 3 milioni di euro. Tanto più che proprio alla fine di quel 2007 Alleanza nazionale ha venduto alla società Panorama2000 un terreno a Monterotondo registrando una plusvalenza rispetto al valore catastale di 417.281 euro. C’è evidentemente qualcosa che non quadra in quell’appartamento.
Ad An finiscono 67.445 euro di proventi straordinari per la vendita di Montecarlo. La società acquirente è la Printemps ltd con sede nell’isola di Santa Lucia nelle Piccole Antille, un paradiso fiscale che fa capo al Commonwealth britannico. L’indirizzo della società è 10, Manoel Street nella città di Castries. La Printemps ltd ha poi venduto l’appartamento di Montecarlo oggi locato a Tulliani alla Timara Ltd, altra società di Santa Lucia con lo stesso indirizzo. È un’altra catena di stranezze dell’affaire. Come mai un partito politico varca gli oceani e raggiunge le piccole Antille per trovare un compratore per un appartamento di Montecarlo ricevuto in eredità? E come mai fra i tanti appartamenti del mondo il cognato dell’allora presidente di Alleanza Nazionale finisce proprio lì, a Montecarlo, a pagare l’affitto a una misteriosa società di Santa Lucia?
Tutte domande a cui non hanno saputo dare risposta né il tesoriere di An, Francesco Pontone, né l’amministratore della attuale fondazione, Donato La Morte. Domande a cui avrebbe potuto rispondere agevolmente Fini ieri durante una conferenza stampa in cui però si è sottratto a qualsiasi curiosità dei giornalisti evitando come la peste il caso Montecarlo. A Santa Lucia però un pezzo d’Italia c’è ancora. Si chiama Maria Piccinin, sposata Thom. È il viceconsole d’Italia in Castries, isola di Santa Lucia, emanazione dell’ambasciata italiana che ha sede a Caracas, in Venezuela. La raggiungiamo. È molto gentile, anche se della storia della casa a Montecarlo e delle misteriose finanziarie di Santa Lucia non ha letto nulla. Gliela raccontiamo. «No, mai sentiti i nomi di queste compagnie, Timara e Printemps. Quando ha detto che sarebbero state costituite?». Nel 2008. «E dice che con questa storia c’entra un partito politico? Alleanza Nazionale? Gianfranco Fini? Ah, io sono distante dall’Italia da molti anni, non seguo più la politica, troppi partiti, troppa confusione… Sapete l’indirizzo di quelle società?».
Con l’indirizzo esatto alla viceconsole viene qualche ricordo in mente: «Sì, l’indirizzo l’ho ben presente. Venne da me qualcuno, non ricordo il nome, sa ogni tanto viene qualcuno dall’Italia per affari. Mi ricordo che erano due avvocati, e che uno era di Padova. Sì, forse c’era una eredità. Devo averli mandati dalla Gordon, Gordon & co e c’erano anche documenti che dovevano passare da me per essere firmati, ma onestamente non ricordo bene la pratica. Lei è un avvocato?». No, sono un giornalista italiano. E alla notizia la memoria del viceconsole si annebbia: «No, guardi, non ricordo bene, non ricordo alcun nome. Sa, di queste cose ce ne sono parecchie in giro da queste parti. Io non seguo la politica italiana, lo ripeto. Preferisco quella internazionale ». Ma intanto il nome della società presso cui sono state messe in piedi le due “limited (Ltd)” attraverso cui è passata la casa di Montecarlo c’è.
Al telefono dicono che nessuno è autorizzato a dare notizie in merito ai propri clienti. I paradisi fiscali sono l’ultimo posto del mondo in cui la privacy è ancora tutelata, e per quanto siano gentili a studio non c’è verso di strappare una sillaba. Chiedono di inviare comunque una domanda ufficiale spiegando le informazioni di cui avevo bisogno e che uso ne dovrei fare. Gentilmente danno un indirizzo di posta elettronica e nelle prossime settimane assicurano che arriverà una risposta. Insomma, un buco nell’acqua. Il giallo non si scioglierà a breve, tanto più con il muro di gomma alzato dai protagonisti (Fini e Tulliani) per rendere inaccessibile una vicenda su cui la trasparenza sarebbe quanto mai necessaria. Un partito di governo che vende un bene a una misteriosa finanziaria di un paradiso fiscale triangolando off shore non potrebbe stare più al governo in Occidente, tanto più di questi tempi di guerra santa ai paesi come Santa Lucia inseriti nelle black list internazionali. Tanta omertà poi non sarebbe concessa in nessun paese del mondo al presidente di un ramo del Parlamento, che sarebbe assediato da tv e organi di stampa fino al chiarimento della verità. Ma in Italia la politica è questa. E l’informazione anche peggio.