La Cassazione dà l’ok al referendum sul nucleare anche se la legge non c’è più

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La Cassazione dà l’ok al referendum sul nucleare anche se la legge non c’è più

01 Giugno 2011

Al contrario di ogni previsione, la Corte di Cassazione questa mattina ha stabilito che il referendum sul nucleare si farà. La Suprema Corte ha accolto l’istanza presentata dal Pd, in cui si chiedeva di applicare il quesito referendario alle nuove norme contenute nel decreto legge omnibus, convertito in legge dal Parlamento lo scorso 25 maggio, in particolare ai commi 1 e 8 dell’articolo 5. La richiesta di abrogazione rimane la stessa, ma non sarà più rivolta alla legge precedente, come previsto in origine.

Ora dovranno essere ristampate le schede elettorali, pertanto il Ministero dell’Interno dovrà verificare se esistono i tempi tecnici per permettere il voto il 12 e il 13 giugno. Un altro problema è dato dal voto degli italiani all’estero, che hanno già incominciato a votare sul vecchio quesito.

"Ora gli italiani hanno la possibilità di pronunciarsi con un sì contro il piano del governo− ha dichiarato il segretario del Pd Pierluigi Bersani −. Il Pd, che ha sempre constrastato le assurde scelte del governo sul nucleare, è impegnato con tutte le sue forze a sostenere la campagna per il sì". Toni trionfalistici dal leader dell’Idv, Antonio di Pietro: "Dal primo momento abbiamo creduto che la legge è legge e nessuno la può aggirare, neanche questo Parlamento che ha proposto e votato una legge truffaldina".

"Eviterei di trasformare sempre tutte le occasioni di elezioni e referendum in spallate per il governo", ha dichiarato Maurizio Lupi, deputato del Pdl e vicepresidente della Camera. "Il governo ha preso una posizione molto chiara, credo condivisa da tutti gli italiani: personalmente − afferma Lupi − credo che in questo momento sia assolutamente sbagliato non riflettere sul tema della sicurezza insieme con l’Unione europea ed evitare che l’emotività possa farci scegliere e decidere su una scelta così importante per il Paese".

Cosa prevede, nella sostanza, il testo dell’articolo 5 del decreto omnibus, così come emendato e approvato dal Parlamento la scorsa settimana? Il comma 1 recita che "Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche (…) non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare". Il comma 8, invece, stabilisce che "Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto il Consiglio dei Ministri (…) adotta la Strategia energetica nazionale…".

È qui che sorgono i dubbi del centrodestra sull’ok al quesito referendario dato dalla Cassazione. Secondo Giuseppe Calderisi, deputato del Pdl, appare paradossale "far intervenire un referendum, che è di natura abrogativo, su una norma che prevede che sulla realizzazione delle centrali nucleari per ora non si proceda". Calderisi ha espresso l’interrogativo se, con la decisione presa dalla Cassazione − di cui precisa di voler analizzare attentamente le motivazioni − "si voglia impedire al governo di acquisire elementi scientifici sulla possibilità di realizzare degli impianti nucleari, considerando che − aggiunge − non era questo l’intento neanche dei promotori del referendum". È in merito al comma 8, però, che l’esponente del centrodestra esprime i maggiori dubbi: "Nel testo del comma si fa riferimento esclusivamente a un piano energetico generale, mentre del nucleare nello specifico non si fa alcuna menzione". Il fatto che la Cassazione vi abbia potuto riscontrare un’significato di immediatezza dell’installazione di centrali nucleari preoccupa Calderisi, in quanto ciò costituirebbe un "processo alle intenzioni del governo, il quale allora potrebbe operare direttamente senza leggi né deleghe".