La Cei boccia la Bonino. E ora chi voteranno i cattolici progressisti?
23 Marzo 2010
"La difesa della vita umana, prima di tutto dal «delitto incommensurabile» dell’aborto in tutte le sue forme, è uno dei valori «non negoziabili» in base al quale i cattolici devono votare nelle prossime regionali". Le indicazioni del presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, che proprio ieri ha aperto i lavori del Consiglio episcopale permanente, il «parlamentino» dei vescovi italiani sono state chiare. Niente voto agli abortisti d’annata. Il monito sembrava lanciato soprattutto nei confronti di un candidato: Emma Bonino. E di certo deve aver almeno scosso la coscienza di tutti quei cattolici di fede progressista che non hanno problemi a dare le spalle al Pdl o all’Udc, preferendo rivolgersi, magari con discrezione, dall’altra parte.
Il lato buono della Bonino esiste? Pare di sì. Per trovarlo basta andare oltre le apparenze, parola di cattolici hanno più dimestichezza a strizzare l’occhio sinistro. Come l’Agesci, o l’Azione cattolica o i tanti cristiano popolari finiti nel Pd. Messi di fronte al fatto compiuto, ovvero la Bonino candidata per il Pd, sono apparsi all’inizio tutti perplessi. Oggi, ad una settimana dal voto, il vento pare essere cambiato e la Bonino non rappresentare più il demonio.
Nonostante la sua biografia politica in molti sono convinti che quello di anticlericale convinta sia solo uno degli aspetti della leader radicale, non l’unico. Certo è che ai vertici della Chiesa cattolica Emma non piace. E se non bastasse il monito di ieri del Cardinal Bagnasco di votare per la vita e contro l’aborto a ricordarlo, un paio di settimane fa, è stato un fondo del direttore dell’"Avvenire" che ha definito incompatibile la Bonino con il mondo cattolico. Interessante è invece capire quale sarà il comportamento dei credenti da qui fino alla chiamata alle urne. Seguiranno le indicazioni del cardinale Camillo Ruini, che in una intervista a "Il Foglio" ha di fatto sollecitato un impegno più netto della comunità ecclesiale, o quelle del suo successore alla guida del Vicariato di Roma, Agostino Vallini che è stato molto più prudente e cauto?
Ipotesi uno: prevale la posizione di Ruini. E allora ecco scatenarsi l’elettorato cattolico pronto a spendersi a favore della candidata del Pdl Renata Polverini. Ipotesi due: passa la linea di Vallini e i credenti faranno la loro parte ma in silenzio e con discrezione e soprattutto senza pressioni evidenti. “L’Azione Cattolica romana si ritrova più nelle posizioni di Vallini”, ha spiegato un prudentissimo Benedetto Coccia presidente dell’Ac romana. A sentire lui la Bonino preoccupa ma non troppo, “informalmente arrivano segnali di disorientamento da parte dei cattolici”. Cosa c’è dietro quell’informalmente? “La voglia di non esporsi soprattutto a pochi giorni da un appuntamento così delicato come è nello stile dell’Ac”, se poi chiedete a Coccia se i cattolici voteranno avendo ben chiare le competenze di un governatore regionale o guardando più i profili delle candidate risponde a mezza bocca, “dovreste chiederlo a loro, i cattolici sono tanti, ma in linea di massima non penso votino avendo in mano i regolamenti regionali”.
Ma torniamo al cardinale Vallini il quale, mentre Ruini parlava dalle colonne del quotidiano di Ferrara, ha diffuso una nota il cui sunto è questo, “nulla concederemo alla candidata radicale, ma non tagliamo certo i ponti con le forze cattoliche del centrosinistra”. Vallini è stato chiaro, una candidata di sinistra proveniente dalle file radicali è di certo una anomalia per i cattolici, ma al contempo ha sottoposto ai credenti un catalogo di diritti irrinunciabili. Si parte dai princìpi etici. “La libertà religiosa, la difesa della sacralità della vita dal concepimento fino alla morte naturale, la famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna”. Ma, pari dignità, ha spiegato Vallini, è data alla questione sociale e quindi, “al lavoro retribuito secondo giustizia, la cura della salute”. Nella nota si è evidenziato come non si possono concedere deleghe a chi persegue un altro progetto ma neppure a chi si dice sostenitore della visione cattolica solo a parole.
“Attenzione la Bonino radicale leader del suo partito è un conto, diverso è la Bonino all’interno di una colazione con il Pd”, a parlare, e in parte a rassicurare l’elettorato cattolico è Mirko Coratti, votatissimo consigliere comunale romano, uno che dentro il Pd romano ha il sentore, e i voti, degli elettori cattolici del partito. “Con il Pd maggiore alleato la Bonino su certi temi avrebbe una naturale camera di compensazione”. Insomma nonostante la fuga dei vari Carra, Binetti e Lusetti, il Pd secondo Coratti, arginerebbe derive anticattoliche ponendosi a garanzia. Ma anche un cattolico come Coratti ha avuto qualche momento di esitazione, “soprattutto all’inizio, ma poi è prevalso un ragionamento più ampio. E poi bisogna ricordare come certe materie che potrebbero spaventare i cattolici sono di competenza del Parlamento”.
Il ragionamento di Coratti segue quello di Monsignor Arrigo Miglio, responsabile della Cei per i problemi del lavoro, il quale giorni addietro ha affermato che il metro di valutazione delle scelte dei cattolici per questa tornata elettorale dovrebbe essere quello legato alle tematiche sociali, perché di questo si occupano le Regioni. Poi ci sono i principi non negoziabili, come la difesa della vita e la bioetica. Ecco quindi spiegato, seppur in modo parziale, il motivo per il quale è oggettivamente difficile decifrare completamente le intenzioni di voto dei cattolici.
Anche l’Agesci, l’associazione nazionale degli scout cattolici non si sbilancia ma respinge le etichette, “oggi viviamo in una società liquida dove è anacronistico ragionare per compartimenti stagni e quindi secondo me dire, come ha fatto il direttore dell’Avvenire, che tra i cattolici e la Bonino c’è incompatibilità è come dare una accettata nell’acqua”, il punto di vista di Mauro Del Giudice che dell’Agesci qui nel Lazio è il responsabile della comunicazione. I tempi di Guareschi, dove si sapeva come votasse Don Camillo e il suo antagonista Peppone, sono finiti da un pezzo perché la politica, nell’anno domini 2010, “deve saper guardare oltre questi steccati”.
La sensazione, dopo questo viaggio tra i cattolici progressiti, è che pur di non sostenere il Pdl ci sia che sia persino in grado, argomentando anche con una certa efficacia, di far passare la Bonino come una innocua pecorella.