La Chiesa antiberlusconiana del Principe di Salina
11 Aprile 2013
di Ronin
Il Principe di Salina ci ha onorato nuovamente della sua presenza manifestandosi in forma permanente ("non avete capito nulla, gli esseri umani sono impermanenti") a Servizio Pubblico. Don Fabrizio ha rivendicato quel "troie" sparato all’Unione Europea che gli è costato il posto (tanto il posto di assessore non gli interessava, "non partecipavo a quelle riunioni e non mettevo la cravatta", ah, che irriducibile scapigliato!), mostrando un video in cui tra Razzi e fiumi di spumante stappato quando cadde Prodi (gli apriscatole sui banchi del parlamento no, eh?), il succo è questo: se la politica fa schifo perché mai io, Principe di Salina, non potevo usare una metafora, una espressione simbolicissima come "troie"? Ma proprio perché sei un nobilastro, verrebbe da rispondergli, però andiamo avanti. Berlusconiani e Co. sono degli idioti e come tali vanno trattati, secondo Don Fabrizio, e sapete che vi dico, giacché ci siamo rivediamo anche il principio di rappresentanza sulla base che dico della intelligenza, che dico della nobiltà d’animo, rivediamolo sulla base delle superiori capacità metafisiche degli elettori, tagliando fuori chi non arriva a cotanta Fede. Una democrazia degli ottimati che manco l’antica Roma aspirava a tanto olismo. Ancora una volta Don Fabrizio ha mostrato di avere una statura mistica e una superiorità intellettuale superiore a quella di chiunque altro, lui che non riesce ad integrarsi col volgo ma solo con i sorcini che lo riveriscono in chiesa, durante quelle dispendiose turné che costano grande fatica, manco fosse la catena di montaggio invece che un normale microfono. Il Principe, insomma, non può che guardare con un misto di delusa alterigia e convinto trascendentalismo al declino della nostra povera patria. Da qui la sua rigidità morale ("non sono un moralista!") che pur con tutta l’amicizia e la stima ha spinto il Presidente Crocetta a liquidarlo piuttosto in malo modo.