La CIA e i memorandum di Obama: nessuna tortura per i terroristi
25 Aprile 2009
I quattro memorandum sugli interrogatori CIA resi pubblici dalla Casa Bianca la scorsa settimana mostrano l’azione cauta e responsabile del Dipartimento di Stato nel consigliare una CIA che è stata molto attenta a mantenersi all’interno dei confini dettati dalla legge. Ben lontani dal parlare di “via libera” alle torture – o a trattamenti crudeli, disumani e degradanti nei confronti dei detenuti – i memorandum descrivono con dovizia di particolari le tecniche attualmente utilizzate e le diverse misure adottate per assicurare che gli interrogatori non infliggano sofferenza o degradazione.
Gli interrogatori dovevano essere "monitorati in modo costante" e "la squadra degli agenti CIA avrebbe dovuto sospendere il ricorso a tecniche particolari, o addirittura l’intero interrogatorio, qualora le condizioni mediche e psicologiche del detenuto avessero destato dubbi circa un qualunque possibile significativo danno a livello fisico o mentale".
Un memorandum del 1° Agosto 2002 descrive la pratica del "walling", di cui si è parlato recentemente in un report del Comitato Internazionale della Croce Rossa, stando al quale i detenuti indossavano un "collare" utilizzato per "far sbattere con forza la testa e il corpo contro il muro" prima e durante l’interrogatorio. In realtà, i prigionieri venivano posizionati con le spalle contro un "finto muro flessibile", realizzato in modo tale da impedire di infliggere lesioni dolorose. Le loro spalle – e non la testa – erano il punto di contatto, e il "collare" non veniva utilizzato per imprimere una maggiore forza alla spinta, ma piuttosto per proteggere il collo.
In base al memorandum l’obiettivo era quello di causare incertezza psicologica, non dolore fisico: "l’idea era di far sì che il detenuto avesse l’impressione che l’impatto sarebbe stato ben più forte di quanto fosse in realtà, ottenendo un effetto ben maggiore rispetto a quello realizzabile attraverso un’azione effettiva”.
Anche incatenare e confinare il prigioniero in uno spazio angusto (generalmente per suscitare disagio e stanchezza muscolare) faceva parte del programma della CIA, ma si trattava di azioni soggette a stretti limiti temporali e di esecuzione. Abu Zubaydah (tra i massimi luogotenenti di Bin Laden) aveva paura degli insetti. E’ stato quindi portato in una "angusta area di detenzione" e gli è stato detto che sarebbe stato rinchiuso lì dentro insieme ad un insetto pungente. In realtà, la CIA aveva proposto di utilizzare un bruco innocuo. La reclusione si è poi limitata a due ore.
I memorandum contengono informazioni anche riguardo la pratica del "waterboarding", tanto duramente criticata e oggetto di rabbiose speculazioni da parte di coloro che si oppongono al programma. La pratica, utilizzata solo su tre individui, consiste nel bendare naso e bocca del soggetto, versandoci sopra dell’acqua e creando in tal modo una sensazione di affogamento.
L’utilizzo di questa tecnica può durare fino a 40 secondi – sebbene la CIA abbia informato verbalmente il Dipartimento di Giustizia delle scarsa probabilità che venga praticata per più di 20 secondi alla volta. Contrariamente alle accuse esagerate mosse da così tanti critici di Bush, i memorandum chiariscono come non fosse previsto che l’acqua entrasse veramente nei polmoni, e come venissero adottate tutte le misure necessarie ad impedire complicazioni qualora si fosse verificata una tale eventualità, e per assicurare che il soggetto non riportasse conseguenze respiratorie.
Tutti questi metodi di interrogatorio sono stati adattati dal programma di addestramento proprio dell’esercito americano e noto come Survival Evasion Resistance Escape (SERE), e sono stati utilizzati per anni su migliaia di membri del servizio americano con piena consapevolezza del Congresso. Questo ha dato vita ad un ampio corpo di informazioni riguardo le tecniche stesse, al quale la CIA ha potuto attingere per stabilirne il possibile effetto sui detenuti e assicurarsi di non causare un dolore eccessivo o alcuna conseguenza di lungo termine a livello psicologico.
In questi memorandum vengono riportati anche gli attuali vantaggi che il programma della CIA apporta all’intelligence. La CIA ritiene, evidentemente con buone ragioni, che il programma di interrogatorio intensificato abbia senza dubbio reso più efficace l’azione dell’intelligence contro i piani di al Qaeda. Innanzitutto è da annoverare tra i successi ottenuti la prevenzione di una “seconda ondata di attacchi” di al Qaeda, che dovevano essere condotti da un gruppo affiliato dell’“est asiatico”, e si sarebbero sostanziati nello schianto di un altro aereo contro un edificio di Los Angeles.
Le tecniche di interrogatorio descritte in questi memorandum sono indiscutibilmente molto dure, ma non sono certo catalogabili come “torture”. Sono state sviluppate e attuate in un periodo di estremo pericolo, come un mezzo per prevenire futuri attacchi contro civili innocenti sia negli Stati Uniti che all’estero.
Gli agenti coinvolti della CIA e del Dipartimento di Giustizia, che hanno agito al servizio della nazione – e che persino secondo l’amministrazione Obama non dovrebbero essere perseguiti – si sono chiaramente preoccupati in ogni modo di mantenersi entro i confini della legalità così come di proteggere il territorio americano. I memorandum in esame suggeriscono che entrambi gli scopi sono stati raggiunti, in modo assolutamente coerente con il rispetto dei valori americani.
© The Wall Street Journal
Traduzione Benedetta Mangano
David B. Rivkin e Lee A. Casey, entrambi giuristi, hanno servito come esperti al Dipartimento di Giustizia con Ronald Reagan e George W. Bush.