
La Cina e gli “embrioni-chimera”

09 Ottobre 2019
Per la prima volta nella storia sono stati creati in laboratorio degli ibridi “uomo-scimmia”, meglio noti come “embrioni-chimera” con la finalità di utilizzare questi esseri per il trapianto di organi umani. L’esperimento è avvenuto in Cina ad opera di un gruppo di ricerca capeggiato dal biologo spagnolo Juan Carlos Izpisùa, composto da membri del Salk Institute in California e da ricercatori dell’Università Cattolica Sant’Antonio di Murcia (UCAM) in Spagna, diretti dalla collaboratrice del progetto Estrella Núñez.
Il team di ricerca che ha annunciato al quotidiano spagnolo El Paìs la riuscita dell’esperimento non ha fornito specifici dettagli al riguardo perché si attende la pubblicazione degli esiti su una rivista scientifica internazionale.
Secondo quanto riportato da El Paìs, gli scienziati hanno manipolato il DNA di embrioni di scimmia e hanno disattivato alcuni geni essenziali per la formazione di organi, dopodiché vi hanno introdotto cellule staminali umane in grado di creare ogni tipo di tessuto. Il risultato di questo procedimento è un “embrione-chimera”, ovverosia una scimmia con cellule umane, non nata perché i ricercatori hanno interrotto il processo di gestazione.
Ma non è finita qui, in quanto i biologi dell’Università Cattolica di Murcia e del Salk Institute hanno dichiarato di portare avanti ulteriori esperimenti fra cellule umane e cellule di roditori e suini, così come con primati non umani. Già nel 2017 lo stesso gruppo di ricerca aveva condotto il primo esperimento al mondo di “chimere umane/suine”, seppur con scarso successo in quanto le cellule umane in quel caso non attecchirono. Altra manipolazione genetica che è stata ultimata è la “chimera ratto-topo”, la cui particolarità è quella di essere una chimera creata con specie simili tra loro, che risulta essere cinque volte più vicina a quella fra umani e maiali.
La comunità scientifica internazionale tuttavia è divisa su questa tipologia di sperimentazioni perché non si possono ignorare le implicazioni etiche che comportano. Lo ha affermato chiaramente il dottor Angel Raya, direttore del Centro di medicina rigenerativa di Barcellona, che solleva diversi dubbi e perplessità. Ad esempio, si chiede, “cosa succederebbe se le cellule staminali migrassero e formassero neuroni umani dentro un cervello animale? Potrebbe svilupparsi un livello di coscienza? E cosa succederebbe se le cellule staminali si trasformassero in spermatozoi?”.
E ancora, il dottor Alejandro De Los Angeles, visiting researcher presso il Dipartimento di Psichiatria della School of Medicin dell’Università di Yale, ritiene che probabilmente un cervello chimerico uomo-scimmia potrebbe essere quanto di più vicino a un cervello umano, ma non è dato sapere quando un cervello chimerico diventa meno scimmiesco e più umano.
Altra preoccupazione sollevata è quella su una maggiore capacità di sofferenza di questi esseri, poiché non è noto se il chimerismo in porzioni di cervello di scimmia potrebbe influenzare la cognizione o l’emozione. Ad esempio le scimmie create in laboratorio in Cina con geni del cervello umano dimostrerebbero una maggiore intelligenza rispetto alle normali scimmie.
I ricercatori dell’esperimento compiuto in Cina assicurano di aver creato dei meccanismi che nel caso in cui le cellule umane andassero a migrare nel cervello automaticamente si auto-distruggerebbero, ma ciò non basta a mettere al riparo queste manipolazioni genetiche da perduranti implicazioni etiche o dal rischio di possibili errori o eventuali abusi che possono verificarsi.
La comunità scientifica, al fine di evitare conseguenze di carattere etico, ha stabilito il rispetto di un termine massimo di quattordici giorni di gestazione perchè l’embrione non abbia il tempo di sviluppare un sistema nervoso centrale. E nel rispetto di questo termine di “salvaguardia”, i ricercatori spagnoli hanno dichiarato di aver distrutto tutti gli embrioni chimera entro il tempo previsto.
C’è da sottolineare ancora però che questi esperimenti uomo-scimmie sono molto costosi (si tratta di diverse centinaia di migliaia di euro) e sono finanziati in gran parte dall’Università Cattolica della città di Murcia, il che non sembra affatto essere un problema per la biologa Núñez secondo la quale un’università che si dichiara cattolica, almeno nel nome, finanzi sperimentazioni perlomeno controverse sul piano etico.
Ad oggi, la comunità scientifica si domanda tuttavia l’attuale ed effettiva utilità di questo tipo di ricerca che pone un eccessivo sbilanciamento fra implicazioni etiche, costi e risultati.
Non a caso infatti l’esperimento è stato condotto in Cina e non, per esempio in un Paese europeo, proprio per evitare problemi di natura legale, anche se quelli riguardanti il profilo etico, alla luce delle poche informazioni emerse, rimangono.