La Cina infuriata per la decisione Usa di vendere armi a Taiwan
30 Gennaio 2010
di redazione
Pechino è infuriata con Washington dopo l’annuncio di una vendita di armi americane a Taiwan, per un valore di 6,4 miliardi di dollari, inclusi elicotteri e missili. Il vice ministro degli Esteri cinese, He Yafei, ha affermato che questa decisione avrà "un impatto estremamente negativo" sui rapporti di cooperazione tra Cina e Stati Uniti.
Gli Stati Uniti intendono vendere a Taiwan missili Patriot, navi ed elicotteri Black Hawk: lo ha annunciato ieri un portavoce del Pentagono, spiegando che l’accordo prevede la vendita di 114 missili Patriot (per 2,81 miliardi di dollari) e 60 elicotteri Black Hawk (3,1 miliardi).
La fornitura di armi a Taiwan, autorizzata da una legge del 1979, provoca regolari frizioni tra Stati Uniti e Cina. Da parte sua, Taipei, denuncia che 1.500 missili cinesi sono puntati contro Taiwan mentre l’arsenale di Pechino continua a crescere. Pechino considera Taiwan una provincia secessionista, l’isola si distaccò dalla Cina alla fine della guerra civile nel 1949.
"L’annuncio degli Stati Uniti dell’intenzione di vendere armi a Taiwan avrà un impatto estremamente negativo su molti settori importanti di scambio e cooperazione fra i due paesi", ha dichiarato He in un comunicato sul sito web del ministero. "Questo porterà a ripercussioni che nessuna delle due parti vorrebbe vedere", ha aggiunto He, invitando Washington a bloccare la prevista vendita.
Il Congresso americano dispone di 30 giorni di tempo per esprimere il suo parere sulla vendita. Se non saranno presentate obiezioni questa andrà avanti.