La Cirinnà chiede scusa

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La Cirinnà chiede scusa

10 Settembre 2015

 Prendi un’intervista al Corriere della Sera sui temi più scottanti del momento. Mettici un po’ di ideologia e un pizzico di malizia giornalistica. Qualche frase detta di troppo. Un po’ di forzatura di mestiere. Ne esce fuori un mix che questo pomeriggio ha tenuto banco per almeno un’ora di seduta in Commissione Giustizia al Senato.

 I fatti. Monica Cirinnà intervistata da Alessandra Arachi del Corriere sulla sua legge sulle unioni civili ha dichiarato al quotidiano di via Solferino che chi oggi si oppone al suo ddl sulle unioni civili -leggi Sacconi, Giovanardi, Malan, e altri-  "non accettano alcun tipo di mediazione. Non vogliono proprio accettare l’idea delle coppie omosessuali, non vogliono dare diritti alla coppia". Un ragionamento – dichiara ancora la senatrice Pd – "da Medioevo". E non solo ai suoi occhi ma anche a quello del partito di cui "segue le direttive", vale a dire il Pd.

Dichiarazioni che hanno suscitato la dura protesta proprio dei senatori che fanno ostruzionismo i quali – da Malan a Sacconi e Giovanardi – hanno a loro volta già depositato, in passato, proposte di legge per i diritti delle coppie omosessuali. Proposte che però riguardavano diritti dei componenti delle coppie omosessuali conviventi, che non comportavano il rischio di equiparazione con la famiglia costituzionale, e che quindi non implicavano alcuna conseguenza per la filiazione, a differenza del ddl Cirinnà che, con la stepchild adoption, introduce l’adozione del figlio del partner, sdoganando la pratica dell’utero in affitto.

In Commissione – dove il clima è già rovente –  si sono levati fuoco e fiamme. C’è chi ha richiesto scuse formali alla relatrice del provvedimento sulle unioni civili e chi – come alcuni esponenti di Forza Italia – è arrivato ad invocare le dimissioni della Cirinnà da relatore, non solo per aver affermato falsità ma per non aver rispettato il suo ruolo istituzionale bollinando come medievali e "da cavalleria" la normale prassi parlamentare.

Alla Cirinnà, messa alle strette, non sono restate altro che le scuse, giustificandosi dietro ad "un evidente equivoco" tra lei e la giornalista del Corriere. Scuse accettate, come ha sostenuto Carlo Giovanardi, capitolo chiuso. Per ora. Dato proprio la Cirinnà pare abbia paventato la possibilità di un immediato passaggio in Aula senza mandato al relatore. Che tradotto in soldoni significa negare ogni possibile mediazione in Commissione tra chi la pensa come lei e chi no.