La coesistenza tra realismo e idealismo è garanzia di libertà
27 Ottobre 2007
Robert Gates il realista contro George W. Bush l’idealista? Molto spesso i media liberal hanno sottolineato questo confronto, non senza un certo compiacimento, per far vedere che l’amministrazione è divisa al suo stesso interno sulla politica di esportazione della democrazia. Ma il confine tra il realismo e l’idealismo è molto più fragile di quanto non si possa credere. E ad affermarlo è il diretto interessato: il segretario alla Difesa Robert Gates, veterano della Cia, impegnato in una guerra segreta e decennale contro le dittature comuniste agli ordini di cinque diversi presidenti degli Stati Uniti. Gates ha riaffermato i suoi principi nel corso di una recente conferenza presso il “World Forum on the Future of Democracy”.
Prima di tutto il segretario alla Difesa ed ex agente segreto ha sfatato il pessimismo che invece caratterizza gran parte delle analisi più diffuse: “Oggi, se si dà un’occhiata attorno al mondo, si vedono le guerre in corso in Iraq e in Afghanistan, una teocrazia fanatica e ambiziosa in Iran, una Corea del Nord nucleare, terrorismo e molta violenza. Apparentemente vi sarebbero molte ragioni per essere pessimisti. Ma se si osservano gli eventi da un’altra prospettiva, se facciamo un passo indietro e guardiamo il mondo con uno sguardo più ampio, vediamo un’impressionante crescita della libertà dell’uomo e della democrazia nell’arco dell’esistenza dei più giovani tra gli studenti che sono in questo pubblico. Dal 1989, centinaia di milioni di persone, dall’Europa centrale e dall’ex Unione Sovietica al Sud Africa, all’Afghanistan, all’Iraq e in tante altre parti del mondo, sono state liberate: si sono lasciate alle spalle le tenebre del dispotismo e sono passate allo splendore della libert