La Commissione fa sapere a Monti (via Financial Times) cosa non va in Italia

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La Commissione fa sapere a Monti (via Financial Times) cosa non va in Italia

28 Maggio 2012

L’insediamento a Roma del governo tecnocratico di Mario Monti, voluto dal Quirinale ormai più di sei mesi fa, era stato salutato in Europa come il ritorno dell’Italia alla normalità, dopo gli eccessi e lo stallo – questa la vulgata europea – del governo di Silvio Berlusconi, l’esecutivo espressione del voto politico del 2008.

L’arrivo del presidente Monti a Palazzo Chigi era stato salutato anche dal fallace direttorio franco-tedesco, allora costituito da Angela Merkel e l’ormai spodestato Nicolas Sarkozy. Si è anche detto che con Mario Monti, finalmente all’asse Parigi-Berlino s’univa anche Roma (aspettiamo anche noi d’aderire al trattato dell’Eliseo).

E poi, copioso è stato l’inchiostro versato in Italia e all’estero per tessere le lodi del cambiamento impresso da Monti, lui il professore bocconiano con un passato da Commissario europeo (‘Big Mario’ che per coraggio ‘fece il gran rifiuto’ al gigante informatico Microsoft); lui fautore di un nuovo stile di governo fatto di maggiore sobrietà, la forza tranquilla che avrebbe piegato con le riforme delle pensioni e del lavoro, uno sindacato tra i più conservatori d’Europa, quello italiano.

Ora però qualcosa sembra essersi rotto nella luna di miele tra Roma e l’Europa, almeno quella dei burocrati comunitari. Con un piccolo articolo il Financial Times ha dato conto di qualche piccolo malumore che a Bruxelles inizia a emergere sull’azione del governo italiano. 

Negli scorsi giorni, infatti, il quotidiano economico della City londinese sarebbe entrato in possesso di una bozza di rapporto della Commissione europea (anche l’Ue ha i suoi corvi?) ancora in fase d’elaborazione e da Mercoledì prossimo pubblico che rimprovererebbe proprio il governo Monti.

Nel piccolo rapporto si sosterebbe che l’Italia “non avrebbe intrapreso misure significative per risolvere efficientemente” il problema del lavoro in nero. Stando al FT, in una prima bozza del rapporto si menzionava il “lavoro nero”, l’“economia sommersa”, la “significativa evasione fiscale” dell’Italia.

Riferimenti questi che però non vedranno mai la luce del sole, almeno ufficialmente, visto che proprio il quotidiano britannico riporta che nella bozza di cui sarebbe entrato in possesso, i riferimenti a queste ataviche storture italiche, ammesso che lo siano davvero, sarebbero state depennate (piccola digressione: l’economista Milton Friedman sosteneva che l’evasione fiscale altro non è che una “più corretta” allocazione delle risorse disponibili da parte delle famiglie).

Che l’Europa inizi a mugugnare un po’ contro Roma, non è preoccupante in sé. La solidità del governo Monti, almeno a livello europeo, è data dal placet berlinese. E visto che ormai in Europa non si muove una mosca senza che Angela Merkel non voglia, per ora c’è da star tranquilli. 

La fuga al FT è un vecchio trucchetto della comunicazione politica e non solo. Della serie “non lo pubblico ufficialmente, ma lo mando a un quotidiano letto ai piani alti cosicché il destinatario prenda nota del mio messaggio”. Una versione riadattata alle circostanze del vecchio adagio ‘parlare a nuora perché suocera intenda’.

In sé, il rapporto riconosce anche dei meriti al governo Monti: si va dal riconoscimento di una strategia di consolidamento fiscale più ambiziosa rispetto a quella presentata dal precedente governo Berlusconi, al sostegno della linea montiana sull’austerità, laddove si legge nel rapporto, stando al FT, che l’austerità “può deprimere la domanda e la crescita nel breve periodo”.

E’ difficile cogliere le manovre che potrebbero celarsi dietro a una piccola fuga di notizie come questa. Sarebbe facile abbandonarsi al cui bono e speculare a mani basse. Potrebbe trattarsi dell’annuncio della fine del credito all’Italia da parte della Commissione; potrebbe trattarsi di qualche burocrate accolito di partito italiano o di qualche antipatia anti-italiana o anti-montiana, oppure l’ennesimo attacco della Commissione a una nazione europea – l’Italia – o al Consiglio Europeo, il pilastro intergovernativo dell’Ue e vero consesso decisionale dell’Europa.

Nella lista dei moventi, v’è di tutto. O forse non v’è nulla. Magari solo un vecchio favore d’un amico (il burocrate) a un altro (il giornalista). Ma a pensar male…