La Commissione rifiuti boccia il piano regionale, cresce il rischio di illegalità

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La Commissione rifiuti boccia il piano regionale, cresce il rischio di illegalità

31 Gennaio 2011

La visita in Puglia della Commissione bicamerale di inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti ha evidenziato i rischi crescenti, causati da gravi ritardi nell’attuazione di una soluzione strutturale alla questione dello smaltimento, che non attengono soltanto alle problematiche ambientali in quanto tali, ma investono anche l’incombere minaccioso di una criminalità organizzata che notoriamente si annida e si alimenta in condizioni di emergenza.

In sostanza, la Commissione ha dovuto registrare il fallimento del piano Vendola: mutilando quello di Fitto, che stava entrando a regime con la realizzazione materiale degli impianti a seguito di un paziente processo di concertazione con i territori e di defatiganti contenziosi per l’aggiudicazione delle gare, ha aprioristicamente rinunciato a quelle strutture di termovalorizzazione senza le quali, notoriamente, il ciclo di smaltimento non si chiude limitandosi, nel migliore dei casi, alla proliferazione di eco-balle causata dai medesimi oscurantismi che hanno ridotto Napoli e dintorni ad una discarica, a tutto vantaggio di camorre e traffici illegali. Con, in più, il paradosso di una Regione a guida comunista che, in materia di temovalorizzazione, dispone soltanto di impianti privati: quelli che si era fatto in tempo a realizzare prima dell’avvento del poeta di Terlizzi.

Né tale piano poteva non fallire, vista la follia della sua premessa fondamentale, che era un’impossibile impennata in soli 3 anni della raccolta differenziata da un modesto 10% -comunque il più alto del Sud – ad uno stratosferico 55%. Anche soltanto immaginare di poter raggiungere una simile percentuale non poteva non denotare l’utopismo cieco ed irresponsabile di una “cultura” negata per lo svolgimento di funzioni concrete di governo, in società complesse ed avanzate.

Ed infatti, a 4 anni di distanza, la Puglia non si avvicina nemmeno al 15%, con la conseguenza che il residuo 40% continua ad intasare discariche che avrebbero dovuto essere quasi tutte chiuse da tempo. Oltretutto, ormai ci sono aree sempre più vaste della Regione che non dispongono nemmeno più di quelle discariche e i cui rifiuti percorrono ogni giorno anche centinaia di chilometri, con conseguente aggravio dei costi a carico di Comuni e cittadini e danni ambientali crescenti in ragione, per esempio, delle perdite di percolato lungo le strade durante il tragitto.

Ma anche se il fatidico 55% di differenziata fosse stato miracolosamente raggiunto, ci troveremmo comunque di fronte all’impossibilità di chiudere il ciclo per gran parte del restante 45%, sempre per effetto della insensata rinuncia alla realizzazione dei termovalorizzatori, che non si capisce perché soltanto in Puglia inquinerebbero quando funzionano benissimo – per esempio – al centro di Vienna, a ridosso di Bologna o, comunque, in tutte le aree più avanzate del mondo. Mentre la presenza solitaria di impianti privati non può non suscitare pesanti sospetti, avvalorati anche da qualche inchiesta giudiziaria su taluni rapporti.

In queste condizioni, Vendola si è anche permesso il lusso di farsi bello in tutta Italia offrendo, non senza le immancabili tournées televisive, ospitalità ai rifiuti campani. Ma, ad oggi, pochissimi camion provenienti dal napoletano hanno potuto scaricare l’immondizia nelle già stracolme discariche tarantine, essendo stati una netta maggioranza degli stessi rispediti direttamente al mittente con ogni genere di pretesto. D’altronde, il vendolismo pare essere proprio questo: auto-proclamazioni di virtù condite da annunci mirabolanti e promesse ammalianti che, in realtà, di vero e di concreto hanno ben poco, o sarebbe meglio dire nulla.