La Conferenza Islamica si riunisce per difendere l’Iran e minacciare Israele

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La Conferenza Islamica si riunisce per difendere l’Iran e minacciare Israele

25 Maggio 2009

E’ durata tre giorni la 36esima sessione dei ministri degli esteri della Organizzazione della Conferenza Islamica, il blocco degli stati arabi e musulmani che si sono dati appuntamento a Damasco per discutere sul tema della “Promozione della solidarietà islamica”. Temi sul tavolo la solidarietà incondizionata ai palestinesi e la condanna delle continue aggressioni del regime israeliano.

Sabato scorso il presidente siriano Assad aveva aperto i lavori della conferenza spiegando che “Israele è un grande ostacolo alla pace”. Dopo aver interrotto i negoziati con il governo Netanyahu per la restituzione delle Alture del Golan, Assad fa sapere che “questo fallimento dà il diritto alla resistenza palestinese di fare il proprio dovere”. No alla diplomazia, dunque, almeno fino a quando Israele non dirà chiaramente che si ritira dai territori conquistati nel 1967. Il presidente turco Gul però invita Damasco e Tel Aviv a riprendere urgentemente i colloqui. 

La Siria ha ospitato la conferenza dell’Oci con uno spirito tutt’altro che dialogante. Il ministro degli esteri siriano, ad esempio, non ha parlato semplicemente di “islamofobia”, uno dei principali obiettivi polemici del vertice (come combatterla, come difendersi). L’attenzione si è concentrata sulla “iranofobia”, una forma di xenofobia che le potenze occidentali avrebbero messo in piedi per isolare l’Iran all’interno della comunità internazionale, distogliendola dalle sofferenze della popolazione di Gaza.

Almeno ufficialmente la Siria si conferma il principale partner di Teheran, mettendo in guardia gli altri stati arabi e musulmani dall’operazione che sta cercando di realizzare Israele: dividere il mondo islamico per impedire all’Iran di esercitare i propri diritti. Il ministro degli esteri siriano ha ricordato i suoi colleghi che “il nemico principale degli arabi resta il regime Sionista”. Un messaggio rivolto soprattutto all’Egitto e all’Arabia Saudita, le altre due potenze del mondo islamico che mostrano un atteggiamento più accondiscendente verso Israele e sono disposte a dialogare con gli Usa e l’Occidente.

Ancora una volta sono rimaste ai margini del vertice altre priorità come la Somalia e il Sudan su cui, evidentemente, l’OCI preferisce chiudere gli occhi. C’è stata comunque una proposta di creare dei “caschi verdi” composti da truppe dei 57 Paesi dell’OCI sul modello delle forze Onu per operazioni di peacekeeping islamico.

Nel suo discorso ai ministri degli esteri, il professor Ekmeleddin Ihsanoglu, che guida attualmente la Conferenza Islamica, ha indicato la Cina e l’India come due modelli di nuovi stati che “hanno destabilizzato il pattern economico globale”, invitando gli stati del mondo islamico a seguire questo modello di sviluppo per salvaguardare i propri interessi. “Il fatto che 3 membri dell’OCI, l’Indonesia, la Turchia, l’Arabia Saudita, facciano parte del G20 lascia sperare che altri Paesi della Conferenza Islamica possano rientrare fra le grandi potenze economiche”, ha concluso ottimisticamente Ihsanoglu.

A emergere dal vertice di Damasco sono le due tendenze storiche nella storia dell’Oci: l’idea di una superiorità intrinseca dell’Islam e l’uso della questione palestinese come “il” tema privilegiato per influenzare la comunità internazionale spingendo all’angolo Israele. Nel frattempo uno dei candidati ultraconservatori alle prossime elezioni in Iran fa sapere che la Repubblica Islamica “conosce i punti sensibili di Israele e potremmo fermarlo con un colpo solo”.       

Ieri a Damasco è arrivato anche il ministro degli esteri russo Lavrov. Prima di incontrare Assad, Lavrov si è fatto una chiacchierata con il capo di Hamas in esilio, Khaled Meshaal. Lo scorso febbraio, Lavrov aveva difeso la scelta russa di non interrompere i contatti con Hamas: "I fatti hanno dimostrato che avevamo ragione noi quando dicevamo che boicottare Hamas sarebbe stato controproducente". Fonti diplomatiche russe dicono che Lavrov proporrà ai Paesi dell’Oci di organizzare una conferenza internazionale sul Medio Oriente a Mosca.