La confessione di Mussi

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La confessione di Mussi

26 Ottobre 2006

Bisogna davvero ringraziare il ministro Mussi per la sua schiettezza e per aver finalmente sgombrato il campo da tanta inutile retorica. La sua dichiarazione di ieri sul riordino degli enti di ricerca era da manuale di politologia. Mussi, in poche righe, ci ha spiegato cosa vogliono dire tre parole spesso usate a sproposito: democratizzare, sburocratizzare e depoliticizzare. Sono queste infatti- ha detto il ministro dell’Università e della Ricerca, le parole d’ordine cui si ispira la sua azione di governo. Mussi, nel suo comunicato ce ne ha subito fornito la traduzione, che poi corrisponde alla parte dedicata alla ricerca nel decreto su cui il governo ha posto oggi la fiducia. Democratizzare si traduce con commissariare; sburocratizzare si traduce con “tutte le decisioni al governo senza intralci dal Parlamento” e depoliticizzare si traduce con “decapitare i vertici esistenti e mettere uomini di fiducia del ministro”.
Il comunicato di Mussi era questo: una confessione.

Capiamo anche perché il ministro sia stato costretto a essere esplicito al limite dell’autolesionismo. Ci sono migliaia di ricercatori che per inclinazione culturale, abitudini accademiche, rispettabilità sociale, hanno votato a sinistra e che si aspettavano da questo governo una sorta di palingenesi dopo “gli anni bui” della destra. Oggi si trovano davanti un ministro che non è riuscito ad ottenere un euro in più per la ricerca; che non ha ancora fatto conoscere uno straccio di progetto strategico, di idea guida per il settore; che rischia di far saltare persino quei pochi equilibri che in anni di commissariamenti e di riordini si erano comunque ottenuti, e senza fornire alternative.

Per placare dunque uno scontento che già monta e rumoreggia gli restava una sola risorsa: la pubblica esecuzione di chi ha guidato quegli enti fino ad oggi. Far scorrere un po’ di sangue, fa calare qualche mannaia è l’unico spettacolo che Mussi può permettersi di offrire alla platea degli scienziati e dei ricercatori italiani.

Finita la festa però i problemi saranno gli stessi se non peggiori di prima e qualcuno comincerà a chiedere di democratizzare, sburocratizzare e depoliticizzare il suo ministero.