La Consulta dà l’ok al referendum di Di Pietro contro lo scudo al Cav.
12 Gennaio 2011
La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il referendum promosso dall’Idv sulla costituzionalità della legge che prevede il “legittimo impedimento” a presentarsi nelle udienze processuali per il presidente del Consiglio e le alte cariche dello Stato. La questione è stata sollevata dai giudici di Milano – in tre diversi ricorsi -relativamente ai processi Mills, Mediaset e Mediatrade che vedono coinvolto anche il premier Silvio Berlusconi. I giudici della Consulta hanno poi dichiarato ammissibili due dei quattro referendum contro la privatizzazione dell’acqua. Ammesso anche il quesito sul nucleare promosso dal partito di Di Pietro.
L’effettivo svolgimento della consultazione referendaria dipenderà comunque dal verdetto di domani della stessa Corte sulla legittimità della legge. Il premier in giornata ha espresso il suo parere sull’esito della consultazione, dichiarando: “Io la legge sul legittimo impedimento non l’ho mai richiesta. È un’iniziativa portata avanti dai gruppi parlamentari e io sono totalmente indifferente al fatto che possa esserci o meno un fermo di processi che considero ridicoli e inesistenti, come ho giurato sui miei figli e sui miei nipoti”. Dopo il pronunciamento della Consulta, Di Pietro ha esultato, peraltro confermando il vero obiettivo dell’iniziativa referendaria: cancellare dalla scena politica Berlusconi. L’ex pm del pool di Mani Pulite ha dichiarato che "con l’ammissibilità del referendum e con un giudizio di illegittimità pendente, la resa dei conti della giustizia con Silvio Berlusconi si avvicina, inevitabile e inesorabile". Di petro ha poi osservato "Così deve essere -ha osservato il leader dell’Idv- perchè tutti i cittadini devono essere uguali di fronte alla legge. Dunque ci sarà il referendum che sancirà l’immoralità di farsi le leggi per evitare i processi".
Il legittimo impedimento. In concreto, se la Consulta dovesse bocciare definitivamente la legge verrebbe a cadere anche la consultazione popolare, che invece ci sarebbe senz’altro in caso di sentenza interpretativa di rigetto oppure di un verdetto di inammissibilità o infondatezza dei ricorsi. Il voto sarebbe invece in forse se la Consulta bocciasse lo “scudo” solo in parte: in questo caso spetterebbe all’Ufficio centrale della Cassazione valutare se sussista ancora l’interesse alla consultazione referendaria.
La privatizzazione dell’acqua. Ad essere stati rigettati sono stati il quesito promosso da Di Pietro per abrogare parte del decreto Ronchi-Fitto e quello promosso dal Comitato ‘Siacquapubblica’ per cancellare le norme del precedente governo Prodi in materia di ambiente sulle forme di gestione e sulle procedure di affidamento delle risorse idriche.
Via libera invece agli altri due quesiti del Comitato ‘Siacquapubblica’: uno per l’abrogazione delle norme del decreto Ronchi-Fitto sulle modalità di affidamento con gara a privati dei servizi pubblici di rilevanza economica e l’altro per la cancellazione delle norme del governo Prodi riguardanti al determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito.
Il nucleare. Ammesso anche il quesito sul nucleare promosso dall’Idv di Di Pietro per cancellare circa 70 norme contenute nei provvedimenti che con il governo Berlusconi hanno riaperto la strada a nuove centrali.
La camera di consiglio dei 15 giudici della Corte Costituzionale, presieduta da Ugo De Siervo, è stata dunque convocata al Palazzo della Consulta per le ore 9.30 di domani. La sentenza potrebbe arrivare entro le 13 oppure in serata, alla ripresa pomeridiana dei lavori dopo la pausa. Molto più improbabile l’ipotesi che la decisione venga ulteriormente spostata ai giorni successivi. In ogni caso, da domani l’intera vicenda sarà più chiara. Compreso il destino della legislatura.