La Consulta dà ragione al governo Berlusconi sull’Acquedotto Pugliese
22 Marzo 2012
Oggi si celebra la Giornata Mondiale sull’Acqua, una ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite e che, per la Puglia, diventa un’ulteriore occasione per riflettere su un tema all’ordine del giorno per diversi motivi.
Da un lato, l’iniziativa del Comitato pugliese “Acqua Bene Comune”, che quest’oggi ha chiamato a raccolta davanti alla sede centrale dell’Acquedotto Pugliese i cittadini per mettere una firma alla lettera di diffida affinché l’esito dell’ultimo referendum sull’acqua venga rispettato. Una giornata che si pone come obiettivo quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla cosiddetta campagna di “Obbedienza Civile – Il mio voto va rispettato” e alla quale hanno preso parte anche gli Enti locali e numerose Associazioni dei consumatori.
Dall’altro lato, poi, c’è la pubblicazione avvenuta ieri in Gazzetta Ufficiale della sentenza n.62/2012 con la quale la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di alcuni articoli della legge regionale che disponeva la ripubblicizzazione dell’Acquedotto pugliese. Si tratta, nello specifico, dell’articolo 2, comma 1, dell’articolo 5 e dell’articolo 9, comma 1, della legge n.11 del 20 giugno 2011 in materia, appunto, di “Gestione del servizio idrico integrato. Costituzione dell’Azienda pubblica regionale ‘Acquedotto pugliese – AQP’”, in merito ai quali è giunta la bocciatura da parte della Corte Costituzionale. Vediamo perché.
La controversia che ha portato a tale sentenza nasce, innanzitutto, dalle questioni di legittimità costituzionale sollevate nel 2011 dal governo Berlusconi; le questioni in oggetto, in totale cinque, venivano poste attraverso la presentazione di due ricorsi, il numero 81 del 2011 e il numero 83, sempre del medesimo anno.
Accogliendo nella loro totalità i ricorsi, la sentenza della Corte Costituzionale ha, in sintesi, dichiarato quanto segue: in merito all’articolo 2, comma 1, della legge regionale, il Servizio idrico integrato (SII) costituisce un Servizio pubblico locale (SPL) di rilevanza economica e, quindi, rientrante nella nozione di SIEG, Servizio di interesse economico generale. Secondo quanto disposto, a sua volta, dall’articolo 106 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) il SIEG è soggetto alle regole di concorrenza e, quindi, la sua gestione deve essere affidata a terzi mediante gara ad evidenza pubblica; ciò non risulta essere avvenuto nel caso pugliese, ove la legge regionale denunciata ha individuato mediante un atto legislativo anziché amministrativo il soggetto affidatario della gestione del servizio.
In merito all’articolo 5 della stessa legge, con il quale viene istituita l’Azienda pubblica regionale “Acquedotto pugliese (AQP)”, che subentra alla pre-esistente Spa “Acquedotto pugliese” (operante fino al 31 dicembre 2018), la Corte ha riscontrato che esso viola l’articolo 117, secondo comma, lettere e) ed s) della Costituzione, perché privando di fatto la Spa stessa di ogni funzione, fa venire meno l’esclusività della sfera di competenza legislativa dello Stato in materie ascrivibili alla tutela della concorrenza ed alla tutela dell’ambiente e dell’ecosistema.
Ancora, in merito al comma 1 dell’articolo 9 della legge regionale in questione “Il personale in servizio presso l’Acquedotto pugliese Spa alla data di costituzione dell’AQP transita nell’organico dell’AQP alla data della costituzione della medesima, conservando tutti i diritti giuridici ed economici acquisiti, senza ulteriori e maggiori oneri. Nell’attuazione di tale progetto sono assicurate le relazioni sindacali”.
Ma la disposizione costituisce violazione degli articoli 3, 51 e 97 della Costituzione in quanto di fatto impedisce l’accesso a tutti i cittadini, in condizioni di uguaglianza e mediante pubblico concorso, agli uffici pubblici, secondo i requisiti stabiliti dalla legge.
La sentenza della Corte Costituzionale ha dunque accolto nella sua interezza i rilievi di incostituzionalità bloccando, di fatto, la cosiddetta “ripubblicizzazione” dell’acqua tanto sbandierata da Vendola. Per Vendola si tratta dell’ennesimo – è proprio il caso di dirlo – buco nell’acqua.