La convergenza d’interessi tra Italia e Francia è destinata a finire

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La convergenza d’interessi tra Italia e Francia è destinata a finire

12 Gennaio 2012

L’altro ieri lo Spiegel International (la versione inglese) ha pubblicato un articolo a firma di Hans-Jürgen Schlamp titolato “Italia e Francia fanno squadra contro la Germania” nel quale, con qualche forzatura salvo il passaggio illuminante – “Mario Monti,…, è stato pesantemente voluto da Berlino quando si cercava un successore a Silvio Berlusconi” – il collaboratore del noto settimanale di Amburgo sottolineava come Mario Monti sia diventato per il governo di Parigi una valida spalla per mettere sotto pressione la riluttante Germania di Angela Merkel, in particolare su dei dossier che Berlino ritiene procrastinabili, o quantomeno espugnabili dopo seria trattativa diplomatica.

L’idea di un asse tra Roma e Parigi è suggestiva e, benché in parte diversa negli obiettivi, non è del tutto priva di fondamento. Effettivamente Monti e Sarkozy patrocinano indirettamente il rafforzamento del Fondo Salva Stati (Financial Stability Mechanism, la creazione di un meccanismo di europeizzazione del rischio sovrano (alias eurobond) oltre che un aumento del ruolo della Banca Centrale Europea oggi presieduta da Mario Draghi.

Una paura, quello dell’asse franco-italiano, che trova in Germania qualche estimatore  che d’altronde non sarebbe la prima volta a manifestarsi a livello europeo: si ricorderà il fronte euro-continentale-socialista tra Bettino Craxi e François Mitterand contro la premier britannica Margaret Thatcher per imporre a Londra l’approvazione dell’Atto Unico Europeo d’iniziativa parlamentare di Altiero Spinelli).

Tornando al presente: nel breve periodo gli interessi di Francia e Italia convergono visto che i rispettivi governi hanno centinaia di mld di euro in titoli di debito a scadenza tra Febbraio e Maggio e il rafforzamento di una rete europea anti-spread e anti-declassamento a protezione della moneta unica la possibilità di rielezione di Nicolas Sarkozy (le presidenziali francesi ad Aprile 2012), e della tenuta dell’euro.

Sul medio-lungo periodo, però, le strategie politiche dei due paesi sono destinate a divergere. Da una parte l’inquilino dell’Eliseo vuole a tutti costi che la riluttanza della Germania a investire risorse tedesche dentro una rete di protezione europea anti-speculazione sui debiti sovrani – nella combinato disposto fondo di stabilizzazione, euro bond, ruolo più attivo della Bce – non danneggi la propria rielezione ad Aprile. In più Sarkozy, da buon post-gollista, non concepisce un’Europa senza le nazioni, e senza una Francia al suo centro a determinarne ‘le destin’, il destino.

Per l’Italia di Mario Monti gli obiettivi di lungo periodo sono anti-nazionali, di quelli che possono simultaneamente entusiasmare e far inorridire. Da ex-commissario della Commissione, il premier italiano, giocando tra Francia e Germania, aspira a rafforzare le istituzioni comunitarie (Parlamento europeo, Commissione e Banca Centrale Europea), agendo così da emissario del modello comunitario a capo della branca esecutiva della terza economia della zona euro.

In questa direzione va il tentativo di Monti di completare quello che da commissario alla concorrenza non riuscì a fare: chiudere la partita sul mercato unico europeo chiedendo a Josè Maria Barroso di lanciare l’iniziativa per una serie di direttive per il completamento del mercato unico. Una linea che di certo non sarà spendibile in Francia, il paese ove l’opposizione (tanto socialista che nazional-gollista) alla direttiva Bolkenstein – quella che doveva scardinare le barriere legislative nazionali per liberalizzazione dei servizi nell’Ue – ha trovato maggiore eco.

Con l’agenda di Mario Monti a livello europeo, il plombier polonais, l’idraulico polacco in Francia (simbolo della distruzione del lavoratore francese all’epoca dell’opposizione in Francia al testo Bolkenstein) potrebbe davvero diventare realtà.

Per questo l’operazione Mario Monti, intesa come pressioni europee e tedesche sul Quirinale per mettere fine al governo uscito dalle urne di Silvio Berlusconi, prima o poi finirà per ritorcersi contro la Germania e soprattutto la Francia. Parigi e Berlino si trovano oggi un importante tassello dell’ UE, l’Italia, con una politica economica-europea completamente al servizio di Bruxelles e del burocratico (e un tantino anti-democratico) pilastro comunitario.

Per Mario Monti le cose comunque sembrano andare bene, visto che ieri è riuscito, malgrado tutto, a impedire che l’asta dei Bot si trasformasse in un tragedia, piazzando 12 mld di euro tra titoli a 12 mesi e a 3 mesi, il tutto dimezzando anche i rendimenti. Lo spread tra il titolo di debito italiano a 10 anni e il Bund è sceso finalmente sotto la soglia psicologica dei 500, attestandosi al momento in cui questo articolo viene scritto ai 480 punti.

Sintomo che, volente o nolente, la ‘cura Monti’ del presidente Napolitano e della cancelliera Merkel sembrerebbe dare i suoi effetti, con buon pace del popolo italiano che si è lasciato fare.