La Coop sei tu (o quasi)

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La Coop sei tu (o quasi)

02 Marzo 2010

Nei giorni che hanno preceduto lo “sciopero nazionale” degli stranieri, proclamato per rendere “visibili” gli immigrati che vivono e lavorano in Italia e per lottare contro il razzismo, sulla Coop s’è scaricata un’intera mitragliatrice di polemiche e proteste. Si dirà, ma che c’entra la Coop con gli immigrati? Ebbene, la goccia che ha fatto traboccare il vaso nei rapporti tra la catena di supermercati, parte dei propri clienti e gli animalisti, è l’apertura, nella periferia di Roma (al Casilino), del primo reparto Halal: carne macellata con rito islamico.

Secondo la tradizione mussulmana, per mangiare la carne è necessario seguire queste operazioni “purificatrici”. La bestia viene immobilizzata in una macchina che consente solo alla testa di uscire dal box di contenzione, la si rovescia sul dorso, posizionandola in direzione della Mecca e con un coltello si procede al taglio della gola. Obiettivo: recidere il nervo diapragmico in maniera tale che il muscolo si paralizzi. L’animale, appeso con la testa in basso, muore. Per carità, non stiamo insinuando il dubbio che il metodo Coop segua per filo e per segno il rito. Anche perché, qualora ci fosse balenato un pensiero di questo genere, la Coop s’è affrettata a spiegare come le carni in questione “rispettino tutti gli standard della filiera Coop -anche in materia di benessere animale – per garantire un alto livello di qualità, controlli e garanzie con la sola aggiunta di una certificazione religiosa”. Ma agli animalisti è ugualmente preso un colpo, tanto che in Rete è nato un incredibile passaparola che invita al boicottaggio dei supermercati.

A polemica s’è aggiunta nuova polemica, con tanto di contro-repliche tese a difendere le ragioni etiche della Coop (era fin troppo prevedibile immaginare le reazioni dei nostri multiculturalisti di sinistra, pronti a brandire sempre lo stendardo dell’integrazione). Ma qui l’integrazione c’entra davvero poco. A noi infatti, l’iniziativa commerciale della Coop offre il destro per ripensare al modello della “Coop sei tu”, basato su regole etiche che in parte hanno consentito al marchio rosso di fare la propria fortuna. Dietro il banco halal infatti, altro non si nasconde se non la volontà di acquisire, prima degli altri la “fetta di mercato” rappresentata dagli islamici residenti nel nostro Paese (e che fetta!).

Tanto di cappello alla lungimiranza della Coop, quindi. Del resto, il mercato insegna che per avere successo bisogna essere competitivi, innovativi e arrivare prima degli altri. Nulla da eccepire dunque: è il business, bellezza. Ma non ci si venga a parlare di integrazione o di necessità del punto vendita (gli amici internauti raccontano di negozi specializzati, ovvero Macellerie Halal, perfino in prossimità del nuovo punto Casilino). 

La Coop ha perfino spiegato: “Noi di Coop non ci tiriamo indietro di fronte alle richieste di chi ha stili alimentari di altro genere”. Dovrebbero andare a spiegarlo ai vegetariani:  sei milioni solo nel 2006, che da anni chiedono una più massiccia introduzione di prodotti adatti alle loro esigenze (per esempio, a base di soia). A loro ci sentiamo di dare un consiglio: state sereni, la Coop siete anche voi, ma di certo non siete la priorità…