
La cooperazione bancaria mondiale: un fenomeno in costante crescita

16 Luglio 2019
La Cooperazione bancaria è un fenomeno mondiale in crescita e sempre più ampio. Pur declinandosi in diversi modi a seconda della collocazione geografica – dalle Credit Union alle Casse rurali, dalle Banche popolari alle Shinkin banks giapponesi – è un sistema caratterizzato dal comune denominatore della matrice cooperativa e della partecipazione del corpo sociale alla vita e all’attività delle banca che essi rappresentano. I numeri parlano di oltre 200.000 istituti, 430 milioni di soci, 730 milioni di clienti, 9.000 miliardi di euro di raccolta e 7.000 miliardi di euro di impieghi. Il fenomeno, proprio negli ultimi anni, dopo la recessione prodotta dalla crisi economica e finanziaria del 2007, ha registrato numerosi successi ed un’ascesa costante e continua, come risulta anche dai dati relativi alle Credit Unions, il cui numero è salito da 49.000 nel 2009 a 89.000 nel 2017. Malgrado il progresso tecnologico stia rapidamente mutando, il concetto di banca e allo stesso tempo il modo in cui la clientela può interagire con il proprio istituto di credito, questi dati dimostrano, ancora una volta, come il radicamento territoriale, i programmi e, soprattutto, una visione improntata a uno sviluppo durevole e sostenibile, siano alla base della diffusione della Cooperazione bancaria e come ciò sia possibile solo attraverso il coinvolgimento diretto di tutti gli stakeholders ai progetti e alle attività della banca. Un risultato reso, dunque, possibile proprio dalla matrice cooperativa e da una lunga storia di partecipazione.
Anche alla luce del rinnovato interesse che la Cooperazione bancaria sta riscuotendo ormai a livello globale, nei prossimi mesi l’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari programmato e organizzato una serie di incontri con esponenti del credito cooperativo asiatico e, in particolare, con quello giapponese. In Giappone, infatti, la Cooperazione bancaria è rappresentata dalla Norinchukin Bank e dalle Shinkin Banks, realtà locali con una rete di quasi 1.000 banche, 18 milioni di soci, 56 milioni di clienti, 2.400 miliardi di euro di raccolta e 850 miliardi di euro di impieghi. Sono questi esempi e realtà molto significative che dovrebbero essere prese in considerazione e condurre a conclusioni più obiettive quando si affronta il tema delle banche locali. La diffusione e l’espansione della Cooperazione bancaria si registra, infatti, in ampie parti del mondo, sia nei paesi economicamente più avanzati, come il Nord America o il Giappone o la Corea del Sud, sia in altre aree che si caratterizzano per economie in via di sviluppo. Per questo sarebbe opportuno, in Europa come nel nostro Paese, valorizzare adeguatamente il sistema del credito locale iniziando, a esempio, ad applicare concretamente quel principio di proporzionalità di cui da troppo tempo si parla inutilmente mentre si continuano a favorire politiche omologanti che puntano al rafforzamento delle banche universali e di maggiori dimensioni con esiti, peraltro, più che discutibili.
Sostenere le piccole e medie imprese e le famiglie, che sono la clientela di riferimento degli istituti della Cooperazione bancaria e quindi delle Banche popolari in Italia, è la principale attività di questi istituti, frutto di una vocazione storica che affonda le proprie radici in quello che può essere definito il certificato di nascita di queste banche: rendere accessibile il credito anche a coloro che prima ne risultavano esclusi, rappresentando, in questo modo, un fattore ulteriore di crescita e di sostegno per l’economia reale nonché di coesione sociale. Sarebbe ora opportuno, proprio in Italia, dove negli anni passati la Cooperazione bancaria è stata considerata come qualcosa appartenente a un mondo passato e non ottimale all’interno di un mercato bancario europeo unificato e alla luce dei risultati manifestati ovunque, iniziare nuovamente a guardare alla Cooperazione bancaria da una prospettiva volta a favorirne il processo normativo e il ruolo all’interno del contesto economico e sociale. Il principio di sussidiarietà che caratterizza questa modalità di “fare banca” garantisce quella responsabilità sociale d’impresa che è intrinsecamente parte integrante dell’agire quotidiano e non semplice ricerca di qualcosa dettata dalle esigenze del momento. Lo testimoniano i 110 milioni di utili non distribuiti che vengono annualmente erogati per attività di beneficenza e di supporto ad attività culturali e a strutture sanitarie oltre al credito che le Popolari erogano a enti del Terzo Settore (3 miliardi di euro) per una quota di mercato che rappresenta quasi il 30 per cento.
Sviluppare politiche che possano favorire a livello nazionale gli istituti della Cooperazione bancaria in modo per poter essere, ancora di più, di supporto all’economia reale, è un passaggio obbligato per promuovere la ripresa economica nel Paese, una ripresa che, come dimostrano i dati a livello globale, vede già il contributo essenziale delle banche locali. Avere consapevolezza di tutto ciò rappresenterebbe, oggi, un buon punto di partenza per guardare con maggiore ottimismo e fiducia al futuro del tessuto produttivo nazionale.
*Segretario Generale Associazione Nazionale fra le Banche Popolari