La Corea del Nord minaccia: “Se Usa vogliono, pronti a guerra”
14 Aprile 2017
di Redazione
Pyongyang è pronta ad andare alla guerra e a usare il suo arsenale nucleare contro gli Usa se necessario. Lo dice il vice ministro degli esteri nord-coreano, Hang Song Ryol in una intervista esclusiva alla Ap, aggiungendo che se le ‘provocazioni’ di Washington proseguiranno, sono pronti a una risposta militare: “Se loro vogliono andremo alla guerra”. Ha aggiunto. Il viceministro nord coreano ha definito “spericolate” le manovre militari Usa e ha concluso dicendo che la Corea “ha un potente deterrente nucleare e certamente non resterà con le mani in mano di fronte a un attacco preventivo da parte americana”.
Han Song Ryol, che ha concesso un’intervista di circa quaranta minuti in esclusiva ai microfoni della Associated Press, ha ribadito che “non terremo le braccia incrociate di fronte a un attacco preventivo degli Stati Uniti: Se gli Stati Uniti faranno manovre spericolate, li affronteremo con i nostri attacchi preventivi“. “Non so se manda un messaggio. Non fa differenza. La Corea del Nord è un problema. Occorrerà occuparsene”, aveva detto Trump. “Trump fa sempre provocazioni con il suo linguaggio aggressivo. Non è la Repubblica Democratica Popolare di Corea, ma gli Stati Uniti e Trump che cercano guai”, è stata la risposta del funzionario di Pyongyang. “Faremo fronte a qualsiasi cosa arrivi dagli Stati Uniti. Siamo assolutamente preparati”.
Nel passato, quando i nord-coreani varcarono con un atto di guerra il 38° parallelo, il generale Douglas McArthur, che aveva piegato il Giappone impiccandone la casta militare e imponendo Parlamento e Costituzione, marciò fino al confine con la Cina di Mao, retrovia dei coreani. I cinesi si lanciarono nella mischia temendo l’invasione e il conflitto diventò un mattatoio di trincea. McArthur sosteneva che «non esiste vittoria se non è una completa vittoria» e aveva deciso di marciare, anche contro il parere di Washington, su Pechino usando l’arma atomica. Come risultato finale la seconda guerra di Corea fu persa dagli Stati Uniti che tornarono al punto di partenza. I cinesi allora adottarono la Corea del Nord.
Oggi siamo già nella seconda fase della terza guerra coreana, totalmente tecnologica. Questa terza guerra è cominciata quando il dittatore ha violato le leggi con i suoi test atomici e lanci di missili in direzione del Giappone. Fu allora che i settori cibernetici dell’aeronautica militare americana entrarono sul campo di battaglia con i computer. Obama fece stanziare fondi segreti e la Corea fu costretta a registrare eventi come la caduta di missili appena lanciati, o altri che esplodevano nei silos. Fu così che entrano in gioco i cinesi. E è da qui il senso dei colloqui riservati fra Trump e il presidente cinese Xi mentre già fioccavano i Tomahawk sulle piste siriane: “Che intenzioni avete laggiù a Pechino?”, aveva domandato il Don. E poi, “Ci pensate voi a far rinsavire il matto di Pyongyang o lo dobbiamo fare noi? Se scegliete la seconda opzione, vi avverto che vi presenteremo il conto”. Il presidente Xi ha risposto che avrebbe valutato. I coreani hanno cercato di impedire ai cinesi di tirarsi indietro rilasciando foto dei loro sistemi d’arma che mostrano componenti di tecnologia cinese.
Pyongyang, insomma, ha avvertito che un “grande evento” è vicino, spingendo l’intelligence a temere un test nucleare. Un evento di rilievo si è già tenuto nella capitale nordcoreana alla presenza di Kim Jong-un, che ha inaugurato uno dei maggiori progetti abitativi di Pyongyang, mostrando come la Corea del Nord nonostante le sanzioni continui a crescere. Il Pentagono nel frattempo non commenta le indiscrezioni della Nbc.