La corte lo condanna e Wilders ringrazia: ora vincerò le elezioni

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La corte lo condanna e Wilders ringrazia: ora vincerò le elezioni

10 Dicembre 2016

Molti si chiedono quali siano le ragioni del successo di Geert Wilders, il leader politico processato e condannato per aver detto di volere meno immigrati marocchini in Olanda. Ci si esercita naturalmente sul populismo che dilaga in Europa e fa avanzare i leader nazionalisti. Qualcuno tira in ballo il passato novecentesco dell’Olanda – nazione che con grandi difficoltà ha fatto i conti con l’occupazione nazista e la partecipazione attiva all’Olocausto – riducendo Wilders a un papabile nipotino di Hitler.

C’è anche chi rivanga nella storia dell’immigrazione olandese, dai mercanti arabi nel rinascimento fiammingo alla decolonizzazione seguita alla Seconda Guerra mondiale, all’arrivo dei “surinami”, finché, tra gli anni sessanta e settanta, con il trapasso all’economia dei servizi, i governi dell’Aia in cerca di manodopera a buon mercato aprono le porte a turchi e marocchini. In seguito, con le politiche dei ricongiungimenti familiari e la creazione di enclave musulmane a maggioranza sunnita sempre più ampie, l’islam diventa la seconda religione del Paese. E con l’islam turco e marocchino arriva l’integralismo e con l’integralismo la jihad

Il 2 novembre del 2004, Theo Van Gogh, amico di Wilders e autore di un cortometraggio “blasfemo” sull’islam e il corpo delle donne, viene sgozzato da un marocchino per strada, mentre era sulla sua bicicletta. Gli olandesi portano fiori, il girasole simbolo di Amsterdam, sul luogo dell’omicidio. E’ in questo passaggio chiave della storia olandese contemporanea che si inserisce Wilders, nella incapacità mostrata dalle elite multiculturali del suo Paese di riconoscere che il sistema della integrazione stava collassando insieme al welfare, e che il peso dell’immigrazione diventava insostenibile con l’avanzare della crisi economica.

Wilders viene processato, non è la prima volta che finisce in tribunale, fino alla sentenza di ieri. Ma è una condanna strana, molto strana. I giudici condannano Wilders senza infliggere una pena al leader del Partij Voor de Vrijheid, in pratica gli dicono dovresti vergognarti per le affermazioni che hai fatto sugli immigrati marocchini; male che vada dovrà pagare una ammenda in denaro. L’accusa più grave, però, quella di incitamento all’odio, scompare dalla sentenza. Come se in zona cesarini i giudici si fossero accorti che negare la libertà di parola a quello che viene considerato il vincitore delle prossime elezioni, paragonandolo a un odiatore di professione, sarebbe stato troppo, anche per popoli ormai sedati da dosi massicce di politicamente corretto.

Una sentenza debole, quella della corte olandese, come deboli erano le accuse che venivano mosse. E adesso Wilders, che è animale politico da non sottovalutare, fiuta l’aria di vittoria, e rilancia. Ascoltiamo cosa ha detto subito dopo la ‘condanna’ in un video diffuso su YouTube. La verità è che con questa sentenza i giudici olandesi hanno perso la faccia, facendo un favore enorme ai cosiddetti populisti. Come per Donald Trump, si cerca di sbarrare la strada con il biasimo pubblico a chi sgarra, uscendo dai binari del pensiero unico, ma un sondaggio mostra che la maggior parte degli olandesi sono ostili alla sentenza. Sappiamo com’è finita negli USA. 

“Ho un messaggio per i giudici che mi hanno condannato: avete limitato la libertà di espressione di milioni di olandesi, nessuno vi crede più”, dice Geert Wilders.

“Fortunatamente la verità e la libertà sono più forti di voi, e anche io. Non resterò mai in silenzio e voi non potrete fermarmi. I marocchini non sono una razza e chi li critica non è razzista. Io non sono razzista, né i miei elettori lo sono. Questa sentenza prova che voi giudici siete completamente fuori dalla realtà”.

Wilders si rivolge quindi al premier olandese Mark Rutte e “al resto dell’elite multiculturale”, “non riuscirete a zittirmi e a sconfiggere il PVV. Il sostegno al partito è più forte che mai e cresce ogni giorno. Gli olandesi vogliono che gli sia restituito il loro Paese e tengono alla loro libertà. Il genio di un cambiamento positivo non si può rinchiudere in una bottiglia”.

“Alle persone a casa dico: la libertà di espressione è il vostro orgoglio e tale resterà. Per secoli noi olandesi abbiamo detto la verità nuda e cruda. La libertà di espressione è il nostro bene più importante e non permetteremo mai che ce la portino via, perché la fiamma della libertà brucia con noi e non può essere spenta”.