La coscienza nera della Nazioni Unite paralizzate dai veti

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La coscienza nera della Nazioni Unite paralizzate dai veti

04 Agosto 2011

Forse Bashar Assad ha intenzione di far fuori tutti i siriani e restare da solo a governare un Paese vuoto. E forse glielo lasceremo fare, data l’incertezza con cui tutto il mondo si gratta la testa mentre l’esercito fa le pulizie con i tank, i mitra, le bande che terrorizzano e uccidono chiunque si affacci per le strade. Ieri è stata la quarta volta del Consiglio di Sicurezza dell’ONU dall’inizio della rivolta, se non ne dimentichiamo qualcuna. Stavolta l’Italia e la Germania hanno chiesto di agire in fretta.

Una richiesta analoga della signora Ashton, tuttavia, è accompagnata da terribili sanzioni europee: il congelamento dei beni e la proibizione a viaggiare di cinque persone associate al regime stragista. Gran cosa dopo che la settimana scorsa 27 Paesi avevano insieme dichiarato la loro condanna per il regime accusandolo di “massacri indiscriminati” di civili nella città di Hama, dove si è svolto, nella tradizione di famiglia (Assad padre là ne fece fuori 20mila), la nuova strage.

Ieri sera, il Consiglio di Sicurezza ha mosso il suo incerto corpaccione dopo che il 26 maggio la Russia aveva bloccato una dichiarazione per paura di “causare una guerra civile”. Poi, il 9 giugno è naufragato un progetto di risoluzione che accusava il regime di “crimini contro l’umanità”. Sempre paura di “ingerenza esterna” come dicono Cina e Russia. Anche la Lega Araba, pur preoccupata, ha ribadito questo nobile timore in varie riprese.

Il 9 giugno di nuovo, ecco l’esame di una bozza di risoluzione che sbatte come al solito contro il ventilato veto di Russia e Cina. Ora la Russia sembra averci un po’ ripensato, ma l’istinto di proteggere il pilastro della guerra fredda in Medio Oriente, l’amicone dell’Iran, il protettore degli Hezbollah e di Hamas, è fortissimo. Anche quando l’IAEA ha denunciato la Siria il 10 giugno per il nucleare costruito con l’aiuto della Corea del Nord e dell’Iran, i soliti amici hanno evitato che diventasse una grande notizia.

(Tratto da Il Giornale)