La crescita dei “grillini” e dell’Idv è la crisi delle ideologie di sinistra

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La crescita dei “grillini” e dell’Idv è la crisi delle ideologie di sinistra

19 Maggio 2011

C’è aria di profondi cambiamenti nell’ideologia della sinistra italiana: questo è un dato che emerge in modo chiaro dai risultati delle amministrative. Lo dimostra la crescita inaspettata del Movimento a Cinque Stelle di Beppe Grillo e dell’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro che, più di ogni altro caso, rappresentano l’antipolitica priva d’ideali che, invece, contraddistingueva i movimenti della sinistra prima della caduta del Muro di Berlino.

Dove sono finiti la giustizia sociale, la redistribuzione della ricchezza e la tutela del proletariato, elementi chiave della fede politica socialista del Novecento? La risposta è presto detta: sono stati rimpiazzati dal giustizialismo che, nell’era postideologica, è il nuovo cavallo di battaglia.

E’ il segno di una profonda crisi che sta attraversando in pieno il Partito Democratico che, con la sua moderazione e il rifiuto delle logiche del mercato, non é piú in grado di rappresentare la maggioranza dei suoi elettori. Le ragioni di questo smarrimento stanno nel miglioramento delle condizioni economiche del vecchio proletariato (sul quale si fondava il consenso elettorale della sinistra) che è divenuto ormai classe media. Così il centrosinistra, oggi difensore della tassa patrimoniale e delle aliquote progressive, ha perso la sua linfa vitale. Proprio per questo – tanto per riprendere quanto sostenuto da due pensatori cari alla sinistra radicale come Guy Debord e Jean Baudrillard – gli stessi movimenti dell’antipolitica, attualmente schierati a sinistra, approfittano delle logiche della società dello spettacolo per cavalcare la cresta dell’onda.

Un concetto ricorrente nelle tesi della sinistra postmoderna è quello del fallimento del mercato. Ebbene, gli intellettuali eredi di Marx sono cosí ciechi da non comprendere che, in realtá, a fallire sono state le loro pretese dirigiste. Per questo assistiamo a un massiccio spostamento delle preferenze elettorali verso le forze spesso etichettate come “sinistra radicale”. Insomma, orfana d’ideali, la sinistra preferisce rinnegare se stessa e divenire “altro” invece che rinnovarsi.

Se per il centrodestra è d’obbligo una seria riflessione sul risultato della prima tornata elettorale nel comune di Milano, il centrosinistra dovrebbe guardarsi bene dall’intestarsi una vittoria che, semmai, appartiene solo ad esponenti come Luigi De Magistris (l’ex pm, a Napoli, ha conquistato il 27% dell’elettorato). Un risultato che fa pensare al partito dell’Uomo Qualunque: le truppe cammellate del no a priori, contro tutto e contro tutti, a prescidere.

Insomma, molti parlano della deriva populista delle destre europee, eppure sembra che, in Italia, lo stesso fenomeno si stia verificando sul versante politico opposto.