La crisi degli Stati nazionali va curata con istituzioni più forti e con più Europa
22 Luglio 2012
Negli ultimi ventanni del secolo scorso si è diffusa la convinzione che la crisi degli stati nazionali dovesse essere curata con meno Stato e che l’Europa fosse da rafforzare allo scopo. Per contrappasso oggi tra le terapie per curare la crisi dell’Europa inizia ad essere annoverata l’idea di meno Europa. E si cita la Gran Bretagna, l’unica che, pur con i suoi guai, sembra essere riuscita a tenere botta grazie alla svalutazione della sterlina con l’allentamento degli interdittori inflattivi.
Personalmente ritengo che la crisi degli Stati nazionali andasse, e vada, curata con più Stato e la crisi dell’Europa con più Europa. Fermo restando che più sta per autorevolezza non autorità. Perché nei momenti di tensione solo Istituzioni forti possono contenere le tendenze centripete che agitano la società contemporanea. Una società in cui, ovunque, il frazionismo sociale degli anni 1980 si è trasferito negli organismi rappresentativi, generando frazionismo partitico e debolezza politica.
D’altro canto eventi recenti dimostrano che le Società accettano di pagare maggiore sicurezza personale e collettiva con ragionevoli limitazioni della libertà individuale e scommettono su sacrifici economici immediati per un futuro di benessere. In ambedue i casi si dimostrano convinte che la barra del timone è saldamente nelle mani dei cittadini perché le democrazie sono ormai mature e gli spettri della postdemocrazia potranno tutt’al più assumere il profilo del presidenzialismo.
Berlusconi ha fatto precedere l’annuncio del suo rientro in campo dopo qualche mese di panchina da dichiarazioni bellicose contro l’Europa, culminate nella proposta di tornare alla lira. Qualche tempo dopo è sembrato correggere il tiro augurando “una Germania più europeista e in una Europa meno tedesca”. Ma era appunto una falsa correzione perché invece costituiva un monito. Alla Germania della signora Merkel.
E’ ormai qualche tempo che la Germania fa reddito grazie al debito pubblico dei partners europei scialacquoni e ai sacrifici di qualche anno fa. Un suo diritto anche se esercitarlo è poco fair visto che ottenne di trasferire sull’UE parte del costo della sua riunificazione salita a circa 1.500 miliardi per aver fissato diversi tassi di conversione tra i marchi della Germania Orientale e di quella Occidentale. Fu una decisione politica priva di giustificazione economica presa dalla Germania in assoluta autonomia ma per onorare la quale l’UE strozzò l’inflazione anche quando sarebbe stata benefica.
Ebbene chissà che Berlusconi con le sue esternazioni non volesse rammentare alla Merkel che un eventuale ritorno alla lira, per quanto catastrofico, consentirebbe un ricorso all’inflazione con effetti positivi per gli italiani quanto devastanti per l’export tedesco che oggi si avvantaggia del livellamento dei mercati imposto dall’euro a fronte di costi produttivi diversi da paese a paese. Una differenza reale i cui vantaggi pare abbiano indotto il premier inglese Gordon Brown ad invitare gli imprenditori italiani nel Regno Unito ironizzando sul fatto che che da loro “la FIOM non c’è!”.
Il che riporta al più Stato nazionale e più UE come terapia contro la crisi. Confermo, ci vogliono Istituzioni statali autorevoli e coraggiose ma non per imporre altri sacrifici fiscali ai cittadini bensì per ridurre in cattività le lobbies che frenano lo sviluppo dei Paesi con rendite di posizioni guadagnate quando barattarono il sostegno a una politica compromessa con la pubblicizzazione dei loro organismi rappresentativi. E Istituzioni europee autorevoli e coraggiose ma non per consentire alla burocrazia di Bruxelles di continuare a spadroneggiare, bensì per asservirla a una Commissione e ad un Parlamento effettivamente rappresentativi delle varie e variegate realtà nazionali dei Paesi membri.
Solo infatti Istituzione nazionali dimostratesi autorevoli e coraggiose potranno convincere i cittadini agli ulteriori trasferimenti di sovranità di cui l’UE ha bisogno per superare la crisi. Laddove solo Istituzioni UE dimostratesi forti e autorevoli potranno convincere gli Stati a quelle rinunce.