La crisi nazionale è il momento giusto per fare il punto e guardare al futuro

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La crisi nazionale è il momento giusto per fare il punto e guardare al futuro

14 Novembre 2011

di V. F.

Sullo sfondo le questioni nazionali: un governo guidato da Mario Monti e le riflessioni che accompagnano questa scelta. Il dubbio sulla legittimità democratica dei governi tecnici unito, però, al senso di responsabilità, che in questo momento deve accompagnare ogni passaggio.

Tutti temi sui quali in queste ore si riflette con attenzione anche all’interno del governo regionale. Temi che servono da monito, ma anche da stimolo per il futuro. L’Abruzzo è in un momento cruciale: guarda al suo presente, ma soprattutto al suo futuro. Dove ci sono le riforme, quelle iniziate, che devono essere portate a termine e quelle ancora da fare e ora possibili, finalmente, dopo una prima parte di legislatura impegnata a far quadrare i conti.

“In Abruzzo abbiamo una maggioranza solida – assicura il presidente della Regione Gianni Chiodi – E infatti in due anni e mezzo nessuno forse è riuscito a realizzare le riforme sui costi della politica che abbiamo realizzato noi”. E ora anche i dati degli osservatori (da Bakitalia, allo Svimez, all’Istat) confermano che l’Abruzzo reagisce meglio alla crisi di molte altre regioni. “In termini di prodotto interno lordo pro-capite – ricorda Chiodi, siamo stati secondi nel 2010”. Incoraggianti anche i dati sull’occupazione: per l’Istat, nel secondo semestre del 2011 l’Abruzzo ha registrato un tasso di crescita superiore alla media nazionale. “Bankitalia conferma la tendenza – aggiunge Chiodi – e, particolarità tutta abruzzese, questo accade in un contesto di riduzione dell’indebitamento e di riequilibrio dei conti sanitari. I bilanci in ordine sono la precondizione per una crescita che si protrae nel tempo”. Come dire, sono state poste la basi per una crescita duratura e armonica.

Per l’Abruzzo dunque si appresta a chiudersi un anno, il 2011, senza deficit e questo permetterà di poter utilizzare i soldi per gli investimenti. A cominciare dalla sanità: “dai macchinari alle apparecchiature necessarie ai medici – assicura Chiodi –, alle risorse sul territorio, perché stiamo riducendo i tassi di ospedalizzazione; per finire alla professionalità”.

Un tassello fondamentale per lo sviluppo dell’Abruzzo è però legato al Patto per lo Sviluppo. Per il prosieguo del quale bisognerà attendere il governo nazionale. “Ripartiremo non appena avremo un interlocutore, posto che la tenuta finanziaria del Paese consentirà di affrontare questi discorsi. Non sappiamo cosa vorrà fare Monti, sappiamo cosa vuole l’Europa. E se Monti è venuto a fare quello che l’Europa chiede, credo che il Patto per l’Abruzzo dovrà concentrarsi su altre cose”. Ad esempio l’università, che in Abruzzo presenta delle forti criticità: “Sono questioni – spiega Chiodi – sulle quali c’è bisogno di massima condivisione, anche perché la Regione non ha competenze dirette. Ricordo che con i fondi strutturali liberati per il Sud, l’Europa ha dato priorità a settori come l’istruzione. E a me non sembra che il modello universitario adottato fino a oggi abbia prodotto tanti buoni risultati in Abruzzo. Sì, penso che questo assetto non regga, così come non reggevano più 35 ospedali in Abruzzo”.

L’Abruzzo, dunque, guarda alla scossa avvenuta al livello nazionale coma ad una opportunità, per fare il punto e per mettere a fuoco le strategie per il futuro.

Quello che è certo, è che si sono poste le basi per una nuova fase che avrà al centro l’innovazione, le infrastrutture e l’istruzione. E tutto ciò è auspicabile che avvenga attraverso un metodo, che è quello della sussidiarietà. Una scommessa, prima che politica, culturale. “Nonostante le difficoltà di bilancio, l’attuazione della sussidiarietà è un faro che abbiamo lasciato acceso – ha ribadito l’Assessore regionale alle Riforme Istituzionali Carlo Masci –  perchè riteniamo che il percorso che abbiamo avviato rappresenti un potente strumento di innovazione delle politiche pubbliche sia a livello nazionale che locale. Quando il principio di sussidiarietà non funziona in maniera corretta o non si attua affatto il risultato è che le decisioni vengono calate direttamente dall’alto e quindi imposte ai cittadini con tutti gli svantaggi del caso. Un esempio virtuoso, al contrario, è quello della Regione Abruzzo, in occasione della definizione dei fondi Fas. Il governo, in questo caso, non ci ha imposto alcunchè in termini di opere da realizzare come pure aveva fatto con le altre Regioni nell’abito del Piano per il Sud. I Fas che ci sono stati appena approvati sono gli stessi definiti dal confronto diretto avuto con il territorio e con le parti sociali, che poi è proprio ciò di cui ha bisogno l’Abruzzo”.