La crisi non è colpa della Destra, gli italiani hanno i politici che si meritano
04 Novembre 2011
Non si può additare la Destra come unica responsabile dell’attuale crisi Italiana, cosa che ha recentemente sostenuto il mio collega Andrea Bellantone su queste stesse pagine. Sarebbe un po’ come a dire che è per colpa della Destra italiana (lungi comunque dal poter essere considerata un modello da seguire) che questa crisi finanziaria globale è iniziata. Certo, c’è la questione del debito pubblico (su questo do ragione a Bellantone), ma qualunque economista che si rispetti vi direbbe anche che se un paese vuole crescere nel lungo corso deve puntare forte sull’educazione.
Non esiste un settore più strategico, per il futuro di un paese, di quello educativo: è il numero degli studenti laureati che determina le potenzialità di sviluppo a lungo raggio di una nazione. Ovviamente è anche il tipo di studi che gli studenti decidono d’intraprendere a fare la differenza. Infatti in Italia esiste uno spiazzamento della domanda di laureati in ingegneria sul mercato del lavoro rispetto all’offerta di laureati in Lettere e Filosofia. Eppure i vari partiti (di Destra e di Sinistra) che si sono succeduti al governo negli ultimi quarant’anni non hanno mai mostrato di voler puntare neanche minimamente sull’università (o proprio non lo hanno voluto fare). Non stupisce quindi che l’Italia non faccia praticamente ricerca, anche perché gli italiani non parlano inglese.
È colpa di Berlusconi, Almirante o Fini se gli italiani preferiscono andare al cinema a guardarsi film americani doppiati (ma quanto sono bravi i nostri doppiatori!) in italiano? È colpa della destra italiana se in questo paese, fino a poco prima della caduta del muro di Berlino, c’era gente che studiava il francese? Personalmente credo sia colpa della nefasta influenza comunista del PCUS. Il Partito Comunista Italiano è stato da sempre unanimemente considerato come uno dei partiti comunisti più forti dell’Europa occidentale (al limite si poptrebbe fare un paragone col Parti Communiste Francais); a Mosca esiste un intero quartiere– Togliattigrad – dedicato alla memoria di uno dei più influenti segretari del PCI di tutti i tempi. Quando De Gasperi e la sua DC vinsero le elezioni nel 1948, tutto il mondo tirò un sospiro di sollievo (specialmente il Presidente Truman). Era tale e tanta la paura per una deriva comunista, giustificata anche dal fatto che erano stati i partigiani a fare la resistenza, che durante quelle elezioni l’Italia divenne (una volta tanto nella sua storia moderna) una delle questioni più importanti all’ordine del giorno da un punto di vista politico mondiale .
Poi, tramite il Marshall Plan, gli americani decisero (grazie a Dio) d’investire nel nostro paese quanti più soldi possibile per fare in modo che i comunisti non potessero mai più nemmeno arrivare a poter sperare di vincere le elezioni. I comunisti hanno distrutto tutto quello che hanno toccato in quasi tutti i paesi in cui hanno avuto l’opportunità di ingrassarsi con i soldi del popolo e grazie all’ignoranza. L’Italia non ha fatto eccezione: anche se per fortuna nessun governo comunista è mai stato al potere in questo paese, la nostra stessa costituzione è stata scritta perlopiù da gente di sinistra. Il nostro regime politico è stato definito per anni (e lo è ancora) da tutti gli economisti del mondo come un sistema misto: mezzo capitalista mezzo socialista. È questo il motivo per cui l’Italia oggi si trova in questa situazione.
Il “patto generazionale” tra i baby boomers che avevano stipendi alti e posti fissi oltre che intoccabili, con tanto di tredicesima e quattordicesima, non ha funzionato neanche un po’ (non c’è da stupirsi). E non ci vuole un genio per capire che, dato che oggi non solo non ti assume nessuno, ma il posto fisso te lo puoi anche tranquillamente scordare, evidentemente erano troppi i privilegi di cui godevano i nostri padri. E mentre l’Italia si beava nel suo isolamento culturale da soldato giapponese alla presa di Nakino e i nostri figli (nella “regioni rosse”, ma anche nelle città più grandi) venivano spinti a studiare il francese (non l’inglese) e a iscriversi a Lettere e Filosofia, i figli dei francesi e dei tedeschi studiavano l’inglese e si iscrivevano a facoltà scientifiche.
Per questi motivi non si può addossare la responsabilità dell’attuale crisi italiana esclusivamente sulla Destra, ma si deve invece tentare di fare un passo indietro e guardare la tela dalla giusta distanza. Soltanto così ci si accorge (oppure non ci si dimentica) che anche la Sinistra italiana è in crisi da tantissimo tempo (da quando, guarda caso, non arrivano più i soldi del PCUS). La crisi italiana viene da lontanissimo e, anzi, ci si dovrebbe sorprendere che si sia appalesata soltanto ora. Un paese non può costantemente ignorare i precetti più elementari di politica economica (se vuoi crescita nel lungo raggio devi puntare sull’educazione e sulle infrastrutture) e pensare di farla franca. Semmai dovremmo chiederci (questo è il vero dilemma) come ha fatto l’industria pesante italiana a rimanere quasi sempre ai vertici mondiali durante tutti questi anni. Non ci scordiamo che siamo ancora tra le prime dieci economie del mondo. La crisi italiana, purtroppo, dipende solo ed esclusivamente dagli italiani che – Alberto Sordi l’aveva capito molto tempo fa – sono un popolo molto particolare. Non studiano e pretendono di saperne come gli altri, non si abbassano a parlare la lingua che parla tutto il mondo e poi sono anche capaci di prendersela esclusivamente con una parte politica se le cose non vanno bene. Eppure è chiaro come il sole che gli italiani (che in media sono meno acculturati e leggono di meno dei francesi, degli inglesi, dei tedeschi, degli americani e dei giapponesi) hanno esattamente i politici che si meritano, sia di Destra sia di Sinistra.