La crisi travolge l’economia e Franceschini fa solo propaganda

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La crisi travolge l’economia e Franceschini fa solo propaganda

02 Marzo 2009

La crisi economica globale entra nella fase acuta. La settimana si apre con le Borse mondiali che cadono a picco, da Tokyo a Wall Street passando per tutte le piazze europee, mentre in Italia i dati dell’Istat sulla crescita della ricchezza nel 2008 risultano essere i peggiori da trentaquattro anni a questa parte con un calo del Pil dell’1%. Come se non bastasse in Europa si è accesa la miccia dei Paesi dell’Est che rischia di aggravare ancora di più la situazione in tutto il vecchio continente, partendo da quegli Stati che, come l’Austria, negli anni passati si sono esposti di più per sostenere il rilancio delle economie post-sovietiche.

La situazione è difficile ma di fronte all’emergenza quello che lascia più sconcertati è l’atteggiamento del nuovo segretario del Pd, Dario Franceschini. Invece di farsi avanti con idee concrete, il leader del maggiore partito dell’opposizione se ne esce con la proposta dell’assegno mensile di disoccupazione. Un’iniziativa demagogica che ha il solo obiettivo di recuperare qualche consenso tra gli elettori, ma che in un momento come questo risulta inopportuna perché impraticabile sul fronte dei conti pubblici. Una proposta che, anche se si riuscisse in tempi brevi a recuperare le risorse necessarie, rappresenterebbe solo un palliativo nei confronti di chi perde il posto di lavoro senza però offrire loro prospettive una volta scaduta la breve durata del sussidio.

Da Franceschini avremmo voluto un atteggiamento meno grossolano e più serio. Di fronte a una crisi così profonda servono innanzitutto misure che tutelino i posti di lavoro. È su questo versante che il Pd deve incalzare il governo, chiedendo, ad esempio, che gli aiuti pubblici alle imprese siano condizionati al mantenimento dei livelli occupazionali. I settori economici che beneficiano di contributi statali, e quindi dei soldi dei contribuenti, si devono impegnare a ridistribuire i vantaggi su tutti, anche sui lavoratori. Questo è un ragionamento con basi più solide che un partito, se vuole recuperare voti a sinistra, potrebbe avanzare senza esporsi alla critica di vano populismo. Non solo. Mentre Obama negli Stati Uniti fa sapere che intende tassare i più ricchi per finanziare la sanità a favore dei meno abbienti, in Italia ancora nessuno propone interventi concreti che abbiano effetti redistributivi della ricchezza.

Franceschini forse non ha grande dimestichezza con questi argomenti, ma perché la folta schiera di economisti vicini al Pd non va in suo soccorso? È comprensibile che il nuovo segretario sia ancora in uno stato confusionale, visto che nel giro di poche ore si è ritrovato a dover raccogliere le macerie lasciate da Veltroni e a gestire l’arduo compito di ricostruire un partito che oggi si presenta diviso su tutto. Qualcuno, però, dovrebbe aiutarlo a capire che per fare campagna elettorale su un tema come la crisi economica bisogna essere preparati. Altrimenti si rischia di lasciare campo aperto agli avversari.

Berlusconi, infatti, ha respinto al mittente la proposta del leader del Pd in un batter d’occhio. «L’assegno di disoccupazione non è sostenibile. Ci costerebbe 1,5 punti di Pil, abbiamo un debito troppo alto». Et voilà: il governo chiama in causa gli impegni presi con l’Europa e il discorso è chiuso. Anzi no. Il Cavaliere si toglie anche lo sfizio di fare la lezioncina al giovane Dario: «Il governo vorrebbe fare molto di più – ha detto Berlusconi – ma noi viviamo in Europa e quindi abbiamo vincoli europei. Un ulteriore innalzamento del debito pubblico comporterebbe da un lato uno spread sul costo degli interessi passivi sulle nostre emissioni di titoli, dall’altro addirittura la possibilità che non ci siano risposte alla nostra emissione di titoli pubblici, se il nostro debito fosse troppo elevato».

Ancora più sprovveduto è stato il tentativo di Franceschini di rilanciare sostenendo che i soldi per l’assegno in favore di chi perde il lavoro potranno venire in buona parte dalla lotta all’evasione fiscale. Sono anni che in Italia si parla di lotta all’evasione e adesso il leader del Pd ci vuole far credere che potrebbe esserci una stretta così forte capace di rimpinguare le casse dello Stato nel giro di pochi giorni? È evidente che a Franceschini in questo momento interessa solo fare propaganda. D’altronde lui stesso ha dichiarato che il suo lavoro terminerà con il congresso del partito a ottobre: «Se riuscissi a contribuire a fare due cose – ha aggiunto – un congresso virtuoso con un confronto di candidature e superare con esito positivo le elezioni europee avrei fatto tutto quello che si può sognare». Peccato, però, che i sogni degli italiani in questo momento siano altri.