La cura di Tremonti e le bugie di Prodi

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La cura di Tremonti e le bugie di Prodi

03 Aprile 2007

La politica economica (?) del governo Prodi si basa su tre pilastri (???) e una grossa menzogna.

Partiamo dai pilastri.
Il ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa, membro dei salotti buoni della burocrazia eurocentrica, che proviene da quell’inutile ed impenetrabile santuario che è la Banca Centrale Europea, che negli anni ha dimostrato di essere riluttante ad ogni politica di sviluppo, ossessionata com’è da politiche antinflazionistiche e recessive. Di fronte ad essa, la Federal Reserve si erge lassù inarrivabile ed ahimè lontana.

Il vice ministro dell’Economia Visco, che ha avuto la fantastica idea, in un suo precedente infausto passaggio di governo, di tassare la produzione, un perfetto ossimoro economico ed ora, orfano del KGB, si inventa quella specie di grande fratello fiscale che è l’anagrafe tributaria. Mai uno scatto d’orgoglio e di fiducia verso il Paese, ma sempre un’indomita voglia di tassare, spesso retroattivamente.

Il ministro dello Sviluppo Economico Bersani con il suo pseudo-riformismo all’emiliana, che dice di aver da tempo veltronianamente abbandonato il comunismo, per darsi anima e corpo allo sviluppo del cosidetto mondo della cooperazione, operazione di per sé legittima, se poi non ci venisse a dire che è iniziato un caraggioso (sic!) processo di liberalizzazione. Si perché questa cantilena della lenzuolata, spaccia per liberalizzazioni una serie di interventi di dirigismo puro. Un esempio: il taglio dei costi delle ricariche. E’ un puro intervento governativo sulla composizione delle tariffe (definizione di dirigismo da ritmi sudamericani) che non darà certo una spinta alla concorrenza, semmai il contrario; compagnie come Wind o 3 rischiano di essere spazzate via procurando così l’effetto contrario, l’aumento delle tariffe stesse. E dagli a riempirsi la bocca con i diritti del cittadino-consumatore: ma le liberalizzazioni, quelle vere, non sono una sequenza di diritti astrusi (il barbiere il lunedì, le pompe di benzine alle coop, due parruchieri nella stessa strada), ma la capacità di generare snodi strutturali di libertà che favoriscano l’intraprendere e quindi la concorrenza. Se un appunto va fatto al Governo precedente in questo campo, è quello di aver lasciato la possibilità di spacciarsi per liberalizzatori a chi liberale non è mai stato e quindi non sa esserlo.

E veniamo alla menzogna.
I tre stanno dove stanno, perché il pareggio elettorale della coalizione anti-Berlusconi è stato ottenuto con una campagna di disinformazione senza precedenti, martellante, invadente, soprattutto per ciò che riguardava l’economia: lo sfascio, la bancarotta imminente, la recessione, il rapporto deficit/PIL al 5%, il “buco”, la lenta e triste processione delle massaie, che come prefiche penitenti si ammassavano, la quarta settimana di ogni mese, davanti ai supermarket a mendicare un litro di latte per i propri piccini. Il tutto con la compiacenza della tv (ma non erano tutte di Berlusconi?), e della cosidetta grande stampa, economica e nazionalpopolare. E, come se non bastasse, quest’ultima, dall’alto dei salotti milanesi, ci ha anche magnanimamente elargito, lungimiranti consigli elettorali. Della serie, il popolo bue e .. un po’ coglione.

Al contrario che cosa è successo? Il rapporto deficit/PIL è stato del 2,9% (al netto di partite straordinarie), l’export delle aziende italiane ritorna a tirare, e le entrate fiscali dell’anno 2006 hanno registrato un record senza precedenti. Ebbene il trio citato sopra, cosa ci dice. O scusateci tanto, la finanziaria per l’anno 2006 di Tremonti non era poi così male, tanto che ci ha lasciato in eredità un “tesoretto”. Peccato che nel frattempo, lo stesso trio abbia confezionato una delle finanziarie peggiori della storia della Repubblica, drenando inutilmente risorse da tutti i cittadini, per colmare un buco che non c’era, infischiandosene dello sviluppo (a proposito, che fine a fatto la riduzione del cuneo fiscale?). Ma la cosa più comica (se non fosse la solita sventura), è che su questo tesoretto tutti si scagliano come iene affamate: sindacati, ministri, confindustria, i soliti noti insomma.

Come andrà a finire? Facile, il tesoretto servirà per pagare la campagna elettorale della Sinistra-Centro, sperperato in provvedimenti demagogici e populisti. Lo sviluppo può attendere, gli apprendisti stregoni sono all’opera.