La decadenza italiana parte dalla classe dirigente

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La decadenza italiana parte dalla classe dirigente

14 Ottobre 2007

L’Italia vive una nuova stagione di scontento: dalle imprecazioni contro la «casta», alla caccia ai lavavetri, alle rivolte fiscali. Quali le radici di questo clima? Oggi, piuttosto che di «declino», di una lettura economica del malessere italiano, si parla delle distorsioni della politica. È invece utile riflettere anche sulla decadenza della classe dirigente, del nostro establishment.

Esso ha sempre teso a restringersi in un circolo chiuso, in corrispondenza a una democrazia bloccata e un’economia dominata dallo Stato, ma quando il mondo si è aperto, è diventato ancora più «piccolo». Anche rilevanti iniziative (il rilancio di Fiat, l’espansione di Intesa), non hanno aperto il «piccolo establishment», che dalla Confindustria montezemoliana al «Corriere della Sera» si è assestato su una linea di conservazione fino all’alleanza con il centrosinistra prodiano. Da qui il senso di decadenza che cresce nel Paese e contrasta la ripresa di uno spirito borghese che, pur con dei limiti, dal berlusconismo alla Confindustria damatiana, ha cercato di rinnovare la società.

Questo libro racconta come dall’autunno del 2003 a quello del 2007 «il partito della decadenza» ha intrecciato la sua manovra alle più generali e significative iniziative politiche, economiche e sindacali d’Italia.