La demagogia sull’energia fa perdere di vista l’obiettivo di educare al risparmio

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La demagogia sull’energia fa perdere di vista l’obiettivo di educare al risparmio

07 Aprile 2011

di F. C.

Nucleare sì-nucleare no; energie rinnovabili; idrocarburi; sostenibilità: una vera e propria schizofrenia. Che ha il solo risultato di infarcire la testa della gente di termini per lo più sconosciuti, di false verità e di terrorismo psicologico. Perché, è inutile negarlo, il tema dell’energia può risultare scivoloso e “scomodo”, soprattutto quando sono interessi di diverso genere ad avere il sopravvento. E così succede che ci si divide: il partito dei pro e quello dei contro. Che però in questo caso sembrano aver fallito entrambi, per mancanza di prove certe e sufficienti a sconfiggere l’ avversario. E il motivo è semplice: ancora una volta in nome dell’energia si è condotta una battaglia ideologica, tralasciando di valutare con oggettività i fatti.

Il problema energetico esiste ma è ancora avvolto nella disinformazione e nei pregiudizi. Si continua a impostare il dibattito sulle fonti quando in realtà il problema andrebbe affrontato in una prospettiva diversa che è quella dell’efficienze e del risparmio. Si dà infatti per scontato che il consumo energetico dovrà crescere all’infinito e in virtù di questa convinzione si tende a giustificare la ricerca di soluzioni, più o meno convenienti, più o meno sostenibili.

E se invece si provasse a capovolgere il discorso? Dal punto di vista energetico siamo di fronte a sprechi enormi. Di più, nel nostro Paese è completamente assente qualsiasi forma di educazione al risparmio energetico. Abbiamo mai pensato a quante volte vengono lasciate accese le apparecchiature elettroniche o le luci? Per non parlare dei sistemi di riscaldamento, del mancato controllo di spifferi e dell’assenza di adeguati sistemi di coibentazione. Sono solo esempi, perché l’elenco degli sprechi energetici potrebbe essere molto più lungo.

Ha senso, dunque, parlare di progresso tecnologico di fronte a questo ritardo? O piuttosto progresso non significa avere la capacità di produrre con meno energia possibile, riducendo inquinamento e costi? In questa prospettiva essere pro o contro le rinnovabili, pro o contro il nucleare, assume una portata secondaria. Perché il problema diventa un altro. E si sposta sul terreno della civiltà e della modernità. Che fare, dunque?

La prima mossa dovrebbe essere quella di intervenire sugli sprechi. Perché in un mondo dove le risorse non sono infinite la logica imporrebbe di ridurre i consumi prima ancora di cercare forme alternative di energia. Così sì che si renderebbe inutile la costruzione non solo delle centrali nucleari ma anche di quelle ad energie rinnovabili, evitando anche l’installazione di discutibili “manti” di fotovoltaico sui terreni agricoli, che a ben riflettere di eco-sostenibile hanno ben poco. Tutto questo richiede tempo, certo, e un cambio di mentalità e di cultura. Incompatibili con le urgenze contingenti. Ma stimolare la riflessione è una responsabilità di chi governa ed in questo caso è compito della politica educare all’efficienza ed al risparmio energetico.

Qualcosa però si sta già muovendo in alcuni ambiti più attenti. In questi giorni a lanciare la palla in campo è stata Confindustria Abruzzo che chiede di avviare un dialogo tra soggetti apparentemente opposti: la tutela dell’ambiente e le realtà industriali. E il terreno su cui sperimentare questa nuova alleanza è proprio quello dell’energia. In questo senso per gli industriali abruzzesi va ripensata anche la convivenza tra fonti di energia alternative e idrocarburi, perché, come sottolineano, il no a priori non è mai la scelta giusta.

 L’obiettivo finale, certo, è comunque più alto ed è quello di puntare su aziende in grado di produrre uguale, se non maggiore, valore aggiunto, utilizzando minori quantità di energia e di materia.

Un’utopia? No se si comprende l’importanza di avviare corrette pratiche anche al livello industriale. Che non significa unicamente sposare la causa del fotovoltaico ma soprattutto combattere gli sprechi e rispettare l’ambiente attraverso pratiche di riciclo e di differenziazione anche negli uffici.

Perché come recita un detto: “Non c’è energia più pulita e più conveniente di quella non consumata”.