La democrazia americana è sana, virtuosa, ma incompresa

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La democrazia americana è sana, virtuosa, ma incompresa

28 Novembre 2008

Non è il caso di aggiungere un altro commento sulle presidenziali americane. Converrà, invece, svolgere una breve riflessione sui caratteri della democrazia americana e del suo sistema politico. Caratteri che spesso sfuggono agli osservatori europei, portati a fraintenderli, perché li giudicano con categorie pensate per descrivere realtà molto diverse.

Si sente dire sovente che la politica americana è il regno del professionismo più spinto. Le campagne elettorali sarebbero dirette da spin doctors preoccupati solo dell’effetto mediatico delle prese di posizione da far esprimere volta per volta ai candidati. Una politica ridotta ad un dosaggio alchemico di opinioni estemporanee, slegate da qualunque rapporto con la realtà. In sostanza, una sorta di perverso raffinamento mediatico di quel bossismo politico che osservatori americani e stranieri avevano descritto a partire dalla prima metà del XIX secolo.

A questo difetto radicale di una politica senza  ideologie, regno della strumentalità e terreno di scorrerie per lobbysti e affaristi di ogni sorta, andrebbe ad aggiungersi un vizio elitario di fondo. Il suffragio universale risulterebbe azzoppato da una grave remora procedurale. A differenza di quanto accade in molti paesi europei, infatti, la registrazione sulle liste elettorali non è automatica, ma volontaria. Il certificato o la tessera elettorale non arrivano a tutti i cittadini maggiorenni automaticamente,  perché iscritti all’anagrafe, ma solo a quelli che si sono registrati. Da questo la vita pubblica americana riterrebbe un carattere sostanzialmente oligarchico, tendente ad escludere larghe fasce di cittadini, spesso quelli meno istruiti. Insomma, proprio quelli che votando potrebbero far valere i propri diritti conculcati.

Si tratta di affermazioni che trascurano alcuni aspetti fondamentali. Il professionismo in politica garantisce un reclutamento adeguato di classe politica in vari ambiti. Tanto ai livelli intermedi di agitatori, propagandisti, diciamo anche procacciatori di voti, quanto ai livelli più alti. Solo chi impara il mestiere e si perfeziona affinando doti naturali o propensioni personali riesce a emergere. A sua volta la registrazione volontaria è un elemento di forza e non di debolezza del sistema politico. Questo per una ragione strutturale. In America la spesa pubblica americana è circa un quarto del prodotto interno lordo, mentre nei paesi europei raggiunge (o supera) il 50% del Pil. Ciò significa che molte persone possono vivere facendo a meno della politica. Circostanza che alleggerisce le pressioni sul sistema politico. In soldoni si tende a far da sé senza aspettare le elargizioni governative.

Questa duplice caratteristica, professionismo esasperato e scarsa invadenza del potere pubblico, non crea però un distacco insanabile tra l’universo politico e la società. Il  raccordo è offerto dal modo di selezione delle candidature. Il ricorso alle primarie, generalizzato oramai da tempo, ha fatto scemare il peso dei partiti e ha aperto un canale di comunicazione con la società. Basti pensare che alcuni dei presidenti più significativi degli ultimi decenni si sono imposti scavalcando le burocrazie di partito. Così è stato per Reagan; così è stato in parte per Clinton. E lo stesso fenomeno si è ripetuto per entrambi candidati alle ultime recenti elezioni presidenziali.

In sostanza il sistema politico possiede gli strumenti istituzionali per rinnovarsi, comunicare con la società, selezionare personale politico superando le strutture di partito e i loro interessi ristretti. Il circolo democratico è aperto non solo sul settore dell’opinione ma anche su quello decisivo della formazione delle classi dirigenti. Da un altro versante anche l’approccio esclusivamente pragmatico non apre la strada al predominio dei gruppi d’interesse. La legislazione sulle lobby disciplina e regolamenta puntigliosamente il ruolo delle associazioni d’interesse, riuscendo a tenerle sotto controllo ed evitando fenomeni degenerativi.

Certo, questo processo di osmosi con la società si colloca in un contesto che marginalizza le scelte estreme. Esiste cioè un consenso di fondo sui valori essenziali della società. Chiudiamo perciò queste brevi note con azzardando una previsione politica. Probabilmente molti degli ammiratori nostrani di Obama raffredderanno il loro entusiasmo quando si capirà che il cambio della guardia alla Casa Bianca non porterà cambiamenti significativi in politica estera.