La difendiamo noi la bellezza del matrimonio!

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La difendiamo noi la bellezza del matrimonio!

12 Agosto 2017

I dati e il trend degli ultimi vent’anni raccontano che, se niente cambierà, nel 2031 non sarà celebrato un solo matrimonio nelle chiese italiane. I dati Istat commentati dal Censis nel documento ‘Non mi sposo più’ sono la prova di una situazione di forte crisi del matrimonio persino in un Paese come il nostro dove la famiglia ha sempre rappresentato un’ancora da ogni punto di vista. Se la Francia, infatti, ha il merito (si fa per dire) di aver inventato il “démariage” – espressione che rimanda all’idea di “fare famiglia senza passare dal matrimonio” -, oggi l’Italia sembra sulla stessa buona strada. 

Il numero dei matrimoni continua a calare, in modo costante; l’età pre-matrimoniale si innalza sempre di più, sia per gli uomini che per le donne, e cresce il numero di giovani che escono dalla propria famiglia di origine non per sposarsi, ma al massimo per “andare a vivere insieme”. E Milano, che è ritenuta la città che anticipa le tendenze del Paese, lo fa anche in una materia così delicata. Infatti i matrimoni religiosi registrati presso l’Anagrafe del Comune di Milano da gennaio allo scorso 30 giugno risultano solo 245. Meno, quindi, anche di quelli del 2016, quando nei primi sei mesi i sì pronuncianti in chiesa risultavano 295. Ma il calo coinvolge anche i matrimoni civili.

Per non parlare, poi, delle tanto rincorse unioni civili, bandiera del mondo omosessuale, e che da gennaio al 30 giugno sfiorano le sole 214 ‘celebrazioni’. Intanto sono più che raddoppiate in due anni le separazioni e soprattutto i divorzi low cost in Comune. Dal dicembre del 2014 è possibile dirsi addio in modo consensuale davanti a un ufficiale di stato civile (pertanto senza dover ricorrere da un avvocato e a patto che la coppia non abbia figli minori o con handicap gravi) pagando la ridicola cifra di 16 euro delle spese di segreteria: l’anno scorso a giugno erano già 434 (112 separazioni e 322 divorzi) e a fine anno i matrimoni spezzati sono arrivati quasi a quota ottocento.

Il tribunale della Sacra Rota non ha certo smesso di lavorare. Anzi. In due anni tra 2015 e 2016 la Sacra Rota di Milano ha annullato, in prima o in seconda istanza, 380 matrimoni. Nel Belpaese ad essere stato rivoluzionato è il concetto stesso di famiglia. Il pressing dei media e il gioco scriteriato che ha condotto un classe politica incosciente a puntare tutto su unioni civili e divorzio breve sta cambiando il volto a una paese che ha sempre riconosciuto nella famiglia una risorsa.

C’è stato un tempo in cui metter su famiglia era il senso di ogni cosa, stimolo costante per la sopravvivenza, energia quotidiana ed anche, checché ne dicano, un paracadute per la vecchiaia. Si sa e lo abbiamo detto abbondantemente da questa pagine che il vero sistema di welfare in Italia è la famiglia. La famiglia tende ad assorbire al suo interno i problemi sociali ed economici dei suoi componenti. E anche questo ruolo sussidiario è di grande rilevanza se valutato in termini sociali. La famiglia tende poi ad assistere e proteggere i suoi malati e i suoi anziani. Si fa carico insomma di almeno tre aree di welfare.

Una volta Ettore Gotti Tedeschi si è chiesto se i Paesi che offrono poco sostegno alla famiglia non credano poco, anche, allo sviluppo e alla crescita di ricchezza: perché è la famiglia la prima istituzione a produrre in tal senso. Auspicando, persino, un futuro in cui la famiglia fosse quotata in Borsa. Eppure niente lascia sperare in una simile direzione. La famiglia crea benessere non solo economico, ma la nostra società ha deciso di liquidarla. Persino in Italia, là dove la ‘cultura della famiglia’ era capace, tra le altre cose, di tenere lontano dalla strada giovani e meno giovani. Eravamo un Pese sano.