La doppia strategia del Pdl rischia l’effetto boomerang. E Casini sceglie il Pd

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La doppia strategia del Pdl rischia l’effetto boomerang. E Casini sceglie il Pd

25 Giugno 2012

Da qualche giorno c’è una doppia strategia Nel Pdl. Pericolosa di questi tempi, ad effetto boomerang. Le notizie del weekend consegnano alle cronache un Cav. per nulla convinto di fare l’allenatore dalla panchina, quanto piuttosto intenzionato a stare in campo e a starci da centravanti di sfondamento. E un Alfano impegnato a tenere unito un partito ormai in fibrillazione permanente, puntando la barra sul rinnovamento, cominciando dalle primarie: avanti tutta con quelle di partito e se del caso, di coalizione. Come se non bastasse, arriva la doccia fredda di Casini che ‘benedice’ il patto moderati-progressisti in chiave 2013. Mossa che, di fatto, seppellisce la casa comune dei moderati da edificare su di un nuovo centrodestra e allontana – se non archivia – qualsiasi ipotesi di ‘contaminazione’ col Pdl.

Doppio effetto: uno tutto interno al partito di via dell’Umiltà con i ‘falchi’ che spronano il Cav. a rimettersi alla guida del timone e a dare l’aut aut al governo Monti, riprendendo in considerazione anche l’idea del voto anticipato un autunno. Le sortite del Cav. sul ritorno alla lira e l’autoproclamazione a leader dei moderati, di fatto blindano la linea di Alfano, proiettato sul versante opposto: sostegno a Monti fino alla scadenza naturale della legislatura e sul fronte interno, accelerazione del processo di rinnovamento con in pole position le primarie, da tenere forse già a settembre. Due direzioni non proprio collimanti, nonostante le conferme speculari di una piena sintonia tra presidente del partito e segretario. C’è chi dice perfino che i due non si sentirebbero da giorni. L’uscita di Berlusconi a Fiuggi, davanti ai giovani pidiellini ma anche i recenti nrumors sullo spacchettamento del Pdl in liste civiche e listone nazionale, è parsa ai più come la sua rentrèe sulla scena politica. Da protagonista, non certo da comprimario.  Cosa che, a quanto pare, ha fatto rompere gli indugi a Casini che – era ora – ha scelto da che parte stare. Tempistica non casuale, del resto. Il leader centrista sente puzza di urne anticipate e si anticipa a sua volta:  sceglie i progressisti di Bersani, ma non i radicali vendoliani o i giustialistizi dipietristi inviando così un messaggio al segretario democrat sulla pre-condizione: mollare definitivamente Sel e Idv.

 “Berlusconi è tornato a dare le carte e a spingere il Pdl verso la solita deriva dl populismo, ero sicuro che sarebbe finita così. E’ la risposta a chi mi accusava di non fare un proposta per un grande partito dei moderati”, si smarca Casini per il quale l’asse moderati-progressisti, passa da una nuova offerta politica , fa capire nell’intervista al Corsera: un progetto che archiviato il Terzo Polo, potrebbe includere ‘politici e professori’, esponenti della società civile, dell’associazionismo e del volontariato, e che potrebbe coinvolgere lo stesso Monti, Passera, Montezemolo e Fini (a conoscenza della mossa casiniana e pronto nell’assemblea di Fli prevista per il prossimo weekend a dare la linea ai suoi, peraltro già convinti dell’operazione centrista, da Della Vedova a Bocchino tanto per citare due agli antipodi).

L’annuncio di Pierferdi spiazza i pidiellini, proprio alla vigilia del vertice con Monti che ha convocato a Palazzo Chigi Berlusconi, Alfano e Gianni Letta, è facile comprendere per avere chiarimenti sulla linea del principale partito della ‘strana’ maggioranza, con il Consiglio europeo ormai alle porte e la delicata settimana nella quale dovrebbe essere licenziata in parlamento la riforma del lavoro.

Ma più che per le questioni governative ed europee, l’attenzione è rivolta alla direzione nazionale del partito e soprattutto alla riunione dei gruppi parlamentari, sulla carta due passaggi strategici per calibrare la linea dei prossimi mesi e l’iter delle primarie. Sulla carta, infatti: c’è anche chi tra i deputati pidiellini ritiene che oggi il doppio-passaggio interno non sortirà granchè. Per un semplice motivo: sia il Cav. che Alfano, sono convinti che in questa fase è meglio se Monti resta in sella. Magari alzeranno l’asticella ma senza strappi definitivi, anche perchè per riorganizzare le fila in vista di un eventuale show-down elettorale serve tempo, sia nell’idea dello spacchettamento del Pdl sia nella visione di un partito che per riorganizzarsi deve prima rinnovarsi, vedi primarie (per Alfano rappresentano il sigillo alla sua premiership).

Nelle parole del segretario che ieri ripeteva che se Berlusconi deciderà di tornare in campo lo dirà lui, è possibile leggere in controluce la richiesta di un chiarimento definitivo sulle mosse del Cav. che potrebbe arrivare già oggi nel doppio appuntamento partito-gruppi parlamentari. Due posizioni e due obiettivi diversi che preoccupano e non poco, lo stato maggiore di via dell’Umiltà.

Chi invece, stando alle letture nell’inner circle berlusconiano, non sembra turbato dalla mossa di Casini è proprio l’ex premier che nei giorni scorsi non aveva mancato di far arrivare ai suoi la sua insofferenza per lo stallo delle relazioni coi centristi (partito unico dei moderati). Adesso la strambata verso Bersani sarebbe considerata dal Cav. come l’occasione propizia per avere campo libero nell’unico campo del quale il Pdl è rimasto unico rappresentante: il centrodestra (la Lega del resto si mostra tiepida e le reali intenzioni di Maroni si conosceranno solo a fine settimana col congresso federale). Da qui la convinzione di doversi presentare alle urne con uno schieramento più ampio possibile di liste e movimenti che gravitano attorno a un listone o, chissà, a qualcosa di nuovo a cui il Cav. sta lavorando. Magari un altro ‘predellino’…