La dottrina del governatore Pawlenty per liberare Siria e Medio Oriente
02 Luglio 2011
Sono rimasto a bocca aperta dopo aver letto il discorso sul Medio Oriente di Pawlenty (Timothy James Pawlenty, repubblicano, governatore del Minnesota dal 2003, candidato alla nomination per le elezioni presidenziali 2012 ndt). Non mi aspettavo che un ex governatore del Midwest, per di più proveniente da uno stato blu (cioè di inclinazione democratica, ndt), possedesse la passione e la prospettiva per elaborare una delle analisi più acute e impressionanti di cui abbia memoria e per proporci solidissime idee politiche. E poi mi piace quel titolo, “Nessun passo indietro dall’alba della democrazia”.
Ecco qui i passaggi salienti:
“Porre fine al regime criminale di Assad è chiaramente nel nostro interesse. L’amministrazione Obama ha mantenuto i contatti con Bashar Al Assad fino ad oggi, e così facendo non solo è stata causa di frustrazione per tutti quei siriani che stanno lottando per la libertà; ha anche dimostrato cecità strategica. I governi di Iran e Siria sono nemici degli Stati Uniti. Non sono riformisti, e non lo saranno mai. Si sostengono l’uno con l’altro. Indebolirne o rimpiazzarne uno significa indebolire o rimpiazzare anche l’altro”.
“La caduta della mafia di Assad indebolirebbe Hamas, che ha in Siria il suo quartier generale. Indebolirebbe Hezbollah, che prende le armi dall’Iran, via Siria. E indebolirebbe lo stesso regime iraniano”.
“Per avvantaggiarci di questo momento, dovremmo attivare ogni possibile canale diplomatico ed economico per porre fine al regno del terrore di Assad. Abbiamo bisogno di sanzioni più severe per convincere l’elite imprenditoriale sunnita che è troppo costoso continuare a sostenere Assad. E’ necessario lavorare insieme alla Turchia, alle nazioni arabe e agli europei, per isolare al massimo il regime. Ed è necessario incoraggiare l’opposizione al regime, adesso, rendendo inequivocabile la nostra posizione: Bashar al-Assad se ne deve andare”.
“Quando lo farà, i mullah iraniani si ritroveranno isolati, e vulnerabili. La Siria è l’unico alleato arabo dell’Iran. Se lo ‘peliamo’ via, sono convinto che la caduta dei mullah sarà più rapida. Ed è proprio questo lo scopo principale cui dobbiamo tendere. E’ questa la straordinaria opportunità offerta al mondo da tutti i valorosi, uomini e donne, della primavera araba”.
Chi altri, nel dibattito pubblico americano, sta perorando la causa di un cambio di regime in Siria e Iran, e riconosce che il rovesciamento del regime di Teheran è “lo scopo principale cui dobbiamo tendere”?
Ha ragione, ed è incoraggiante che qualcuno cominci a dirlo. Magari qualcuno degli altri candidati alla Casa Bianca potrà considerare opportuno iniziare a parlare seriamente di sicurezza nazionale, oltre che di debito pubblico, disoccupazione e così via. Il paese è in pericolo su entrambi i fronti, nazionale e internazionale, e il nostro futuro, la nostra sopravvivenza dipendono da una vittoria in tutti e due i campi.
Pawlenty, almeno lui, se ne è occupato, mentre la Casa Bianca tentenna e si ritira. Si dice che il Capo Supremo Khamenei abbia inviato una lettera a Obama, in cui gli intima di non immischiarsi nelle cose siriane, e di non insidiare il regime di Assad. Poteva risparmiarsi la fatica. Un’iniziativa del genere avrebbe disturbato il programma golfistico presidenziale.
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Traduzione di Enrico De Simone