La dottrina Trump parte dal Messico

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

La dottrina Trump parte dal Messico

27 Gennaio 2017

Galeotto fu Twitter. L’annuncio di Trump di voler completare il muro al confine con il Messico, iniziato da Bill Clinton, proseguito da Bush e da Obama, e di farlo pagare ai vicini, manda in tilt la politica messicana: il presidente Pena Nieto, per smarcarsi dal pressing interno e dalle accuse di farsi umiliare dagli “yankee”, annulla l’incontro già fissato per martedì prossimo a Washington con Trump, che al centro del dibattere avrebbe dovuto avere il destino del NAFTA e degli accordi commerciali tra i due Paesi.

Ieri il portavoce della Casa Bianca ha provato a gettare acqua sul fuoco spiegando che si cercherà un’altra data in futuro e che “manterremo aperte le linee di comunicazione” ma l’idea di Trump è quella di finanziare la costruzione del muro con una tassa del 20% su tutte le importazioni dal Messico. Un progetto costoso, in ogni caso, che dopo gli 8 miliardi di dollari annunciati da Trump in campagna elettorale, ora viaggia tra i 12 e i 15 miliardi, almeno a sentire i Repubblicani in Senato. Il presidente Usa però non molla di un millimetro; parlando con i colleghi di partito a Philadelphia ha spiegato che “a meno che il Messico non tratti gli Stati Uniti in modo equo, con rispetto, sarebbe sterile (incontrarsi, ndr) e io voglio un percorrere una strada diversa”. Poi ha paragonato il muro con il Messico a quello costruito da Israele per proteggersi dagli attacchi del terrorismo islamico.

Chi invece continua a seguire la solita strada sono i grandi giornali americani, rispettate, storiche testate come “The Atlantic” che non trova di meglio che paragonare Pena Nieto a Trump (“have a great deal in common”), sostenendo che quella del presidente messicano è tutta una finta, che Pena Nieto ha fatto campagna per Trump alle elezioni e non vedeva l’ora di stringergli la mano. The Atlantic, che intanto pubblica copertine scollegate dalla realtà con la foto di Obama, fa parte del gruppo Atlantic Media, proprietà di David Bradley. Bradley si considera un centrista e non ha mai nascosto le sue simpatie per il movimento neoconservatore, finanziando nello stesso tempo Hillary Clinton alle primarie del 2008, ma anche Obama e il repubblicano Romney.

Sono gli ambienti moderati che alle presidenziali 2016 hanno fatto di tutto per far inciampare Trump, per impedirgli di conquistare la nomination alla primarie e dopo nella sfida con lady Hillary. Adesso The Atlantic scrive che Pena Nieto e Trump hanno un “deal” in comune ma si capisce bene quale, visto che il presidente americano ha vinto democraticamente le elezioni rompendo con gli schieramenti consolidati della politica USA, mentre sull’omologo messicano pesano accuse di corruzione, in un  Paese dove un centinaio di sindaci, da ultimo una giovane donna ammazzata davanti alla sua famiglia, sono stati uccisi dai sicari negli ultimi anni. Un Paese che non riesce a garantire la sicurezza interna davanti alla violenza del narcotraffico e che viene governato dallo stesso partito “rivoluzionario” che c’era negli anni Venti del secolo scorso.

Non proprio un modello di democrazia compiuta, insomma. In realtà, il Don sta mantenendo fede alle promesse fatte in campagna elettorale. E se, come abbiamo scritto nei giorni scorsi, l’America a livello internazionale si ritira pensando al proprio interesse nazionale, se la nuova politica estera USA è ispirata dalla dottrina Monroe, nel “cortile di casa”, cioè nei rapporti tra Usa e Messico, aspettiamoci che Washington torni a proteggere i suoi interessi commerciali, rafforzando la sicurezza e mettendo un freno alla immigrazione clandestina. Con un’ultima domanda rivolta agli amici di The Atlantic, ma in dieci anni Obama, oltre che costruire il suo pezzo di muro, che cosa ha fatto per migliorare le relazioni con il Messico e favorire lo sviluppo democratico in quel Paese?

***PS*** Trump Presidente! La Nuova America è il titolo del nostro libro su Trump che tra qualche giorno pubblicheremo come prima uscita della nuova collana editoriale dell’Occidentale, Postverità. Nelle immagini a corredo di questo articolo trovate qualche spiegazione in più sul nostro libro. Per maggiori informazioni l’email è r.santoro@loccidentale.it