La Dunham vende il vestito su cui ha pianto la notte della sconfitta della Clinton per finanziare la Planned Parenthood

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La Dunham vende il vestito su cui ha pianto la notte della sconfitta della Clinton per finanziare la Planned Parenthood

11 Luglio 2017

Una delle femministe più agguerrite e famose d’America, la scrittrice e regista Lena Dunham, ha deciso di mettere a segno l’ennesimo gesto provocatorio. L’ultima sfida della Dunham, infatti, consiste nell’aver messo in vendita 169 oggetti del suo guardaroba su TheRealReal, un negozio di e-commerce, per una causa ben precisa. Pare che la maggior parte degli articoli siano già stati venduti, ma sono rimasti i più “preziosi”. Come un abito indossato al Met Gala e stimato 4.000 dollari. E’ stato venduto anche l’abito, molto sponsorizzato, che la Dunham indossava la notte del disastro elettorale della Clinton. L’abito, per intenderci, come da lei stessa ammesso, sui cui ha pianto amare lacrime vedendo Trump presidente. Il “Kenzo Ruffled Print Dress” è stato, pare, venduto per 125 dollari. Una cifra risibile se paragonata agli altri articoli messi in vendita: forse un ricordo troppo doloroso e da smaltire quanto prima.

Una vendita, quella della femminista d’America, tutta orientata a raccogliere fondi da donare alla Planned Parenthood, l’industria di aborti più famosa al mondo a cui il presidente Trump ha tagliato ogni sorta di fondo federale. Dopo anni di scandali, tra abusi sessuali e, quello più recente, della vendita di parti del corpo dei bambini abortiti, i fondi erano stati ristabiliti da Obama, e poi, dopo Bush, tagliati nuovamente dal Don. “È un momento molto e molto difficile per le donne d’America”, ha dichiarato Dunham al Times . “La pianificazione della genitorialità non è mai stata più essenziale. Quello che sto facendo con la Planned Parenthood è diventato la parte centrale della mia vita”. 

Un gesto, quello dell’ideatrice di Girls, che è sicuramente una reazione isterica rispetto alle politiche trumpiste, e tutto a vantaggio della fabbrica di aborti che continua a pubblicizzarsi come un’organizzazione per la salute delle donne. Chissà quale sarebbe stata una sua iniziativa, a questo punto, se fosse stata presidente la Clinton? Di quale potenza godrebbe oggi la “clinica”?